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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2013 alle ore 13:53.
Non c'è ancora la quadratura del cerchio attorno al salvataggio di Alitalia. L'incontro di ieri, voluto dal governo, con banche, creditori e vertici della compagnia, non ha sciolto il nodo del futuro del vettore. E oggi - alla vigilia di un nuovo cda della società - sono in programma altri incontri al fine di individuare una ricetta per una situazione definita «seria e gravissima». In tarda mattinata ci sarà un nuovo incontro tra il governo e i vertici aziendali a palazzo Chigi e nel pomeriggio si riunirà il cda della compagnia. L'ipotesi di un matrimonio con le Ferrovie resta sul tavolo, ma l'esecutivo non esclude altre strade che contemplino l'intervento di un soggetto pubblico accanto ad Alitalia in vista dell'integrazione con Air France, che resta l'ipotesi più realistica.
Il pressing del governo sulle banche
Ora, però, l'obiettivo è recuperare risorse fresche per sventare il default della compagnia. Letta, affiancato dai ministri Lupi e Zanonato, e dal sottosegretario De Vincenti, avrebbe raccolto una disponibilità di massima delle banche (all'incontro erano presenti UniCredit e Intesa Sanpaolo), ma gli istituti avrebbero ribadito la necessità di agganciare lo sforzo finanziario (sia sul prestito dei 300 milioni che sulla copertura dell'inoptato) a un serio progetto industriale, che per il momento ancora non c'è. La strada di un matrimonio con le Ferrovie - il numero uno Mauro Moretti ha visto il premier prima dell'incontro ma non ha partecipato al tavolo allargato - non è tramontata ma i tempi non sembrano così stretti. E comunque si valutano altre possibilità.
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La manovra per evitare il default
L'ex compagnia di bandiera, come detto, è in debito di ossigeno e ha bisogno urgentemente di liquidità per onorare alcune scadenze a breve termine ed evitare il fallimento. Il board del 26 settembre scorso, con un'articolata manovra finanziaria, sollecita un nuovo sforzo dei soci (che dovrebbero sostenere un nuovo aumento di capitale per 100 milioni e completare il "vecchio" prestito convertibile per ulteriori 55 milioni) e delle banche (a loro si chiedono ulteriori 300 milioni e la copertura dell'inoptato della mini-iniezione decisa nei giorni scorsi).
Squinzi: paese troppo piccolo per compagnia globale
Intanto si moltiplicano gli appelli a individuare una soluzione. Ieri è intervenuto anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. «Il tema Alitalia è molto complesso: credo che il trasporto aereo stia soffrendo in tutto il mondo. Certamente se si può mettere mano ad un progetto di medio-lungo termine, strategico per il Paese, personalmente sono a favore», ha sottolineato il numero uno di Viale dell'Astronomia. L'italianità è un valore? «Dipende dalle situazioni - è la risposta - oggi per avere una compagnia globale forse l'Italia è diventata un Paese troppo piccolo».
Il vicepresidente Mancuso: con i francesi nessun futuro per Alitalia
Nel weekend erano poi proseguiti i contatti informali tra alcune banche e gli azionisti per capire chi è davvero disposto a prendere parte al nuovo sforzo. In attesa di capire se ci saranno nozze internazionali per la compagnia.Il vicepresidente di Alitalia, Salvatore Mancuso, in una intervista al Messaggero, si è mostrato freddo circa l'eventualità di un'alleanza con Air France («non mi piace ciò che vorrebbero fare di Alitalia») e ha invece auspicato un asse con Etihad: «Darebbe ad Alitalia qualche chance in più. Anzitutto favorirebbe una mutua alimentazione dei rispettivi hub attraverso la canalizzazione su Roma dei flussi provenienti dal Sud Est asiatico». Secondo il vicepresidente, Etihad potrebbe entrare con una quota di minoranza «consentendo alla compagnia di mantenere un controllo stabile in mani italiane».
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