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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2013 alle ore 18:39.

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Gli asset stranieri
Ma non è solamente il Belpaese. Buzzi Unicem, per l'appunto, ha una notevole articolazione internazionale. In particolare è forte la sua presenza negli Stati Uniti. Nel primo semestre del 2013 i ricavi netti e il Mol (in dollari) dell'area sono saliti. Sull'intero esercizio la società, a fronte di una stima sul mercato del cemento americano in rialzo di circa il 4%, prevede un incremento dei suoi ricavi un po' maggiore. Sempre, però, ad una singola cifra percentuale. Ciò detto, Buzzi Unicem pensa che gli Usa siano un key driver della sua crescita. Così è al vaglio l'ipotesi della costruzione di un nuovo impianto in Texas. L'idea è di sfruttare la cementeria già esistente a Maryneal. Rinnovare completamente la struttura e raddoppiare la sua capacità produttiva. Cioè, arrivare a 1,2 milioni di tonnellate di cemento annue. Il progetto, allo stato attuale non ancora deliberato, dovrebbe richiedere circa 2 anni. L'investimento? Non meno di 200 milioni di dollari. Denari che dovranno essere, salvo eccezioni, finanziati con i flussi di cassa della controllata Usa. Al di là della nuova struttura, il risparmiatore ha però un dubbio: l'impasse sul nuovo tetto per il debito pubblico Usa può rallentare gli investimenti. Anche nel settore delle costruzioni. Con gli ovvi problemi per l'azienda. Buzzi Unicem rigetta l'obiezione. In primis, è l'indicazione, il cosiddetto «shut down» non ha effetti reali sul mondo del mattone. E, poi, un accordo verrà comunque raggiunto. Quindi, è la conclusione, il rischio è minimo. Dagli Usa al Messico. Qui la società italiana è presente con Corporacion Moctezuma. Cioè, la collegata di cui la cementiera italiana detiene il controllo paritetico insieme alla spagnola Cementos Molins (33% ciascuna). Nel primo semestre del 2013, il business messicano ha rallentato sia nei ricavi che nell'ebitda. Un problema per Buzzi Unicem? L'azienda risponde di no. È una situazione transitoria dovuta, da un lato, al calo degli investimenti pubblici dopo le elezioni presidenziali; e, dall'altro, ai problemi finanziari di alcuni gruppi immobiliari. Certo, nel 2013 i numeri di bilancio legati al Messico saranno in calo rispetto al 2012. E tuttavia, è l'indicazione, il Paese resta essenziale per la crescita.

Il business tedesco
Così come è essenziale la Germania. Su questo fronte, al di là dei numeri contabili, rileva la riorganizzazione di Dyckerhoff. Alla fine dell'agosto scorso Buzzi Unicem è salita al 100% della controllata tedesca. Un passo che comporta diverse sinergie. In primo luogo, la crescita nel capitale sociale permetterà l'incremento dell'utile per la controllante. La previsione è di circa 5 milioni nel 2014. Poi, c'è l'ottimizzazione dei costi finanziari. Un fronte su cui, nel giro di un paio di anni, potrebbero esserci risparmi per altri 5 milioni. Infine, c'è la semplificazione della governance: dalla trasformazione da Spa in Srl fino al ridimensionamento del personale. Qui, l'obiettivo di Buzzi Unicem è di riuscire a raggiungere circa 10 milioni di sinergie sui costi. Queste, tuttavia, non si vedranno nel 2013. I primi parziali effetti ci saranno nel 2014. Peraltro, proprio a livello di riorganizzazione Dickerhoff è coinvolta anche con riferimento all'Olanda. I Paesi Bassi, nel primo semestre 2013, sono stati l'unico mercato (insieme all'Italia) ad avere l'Ebitda negativo. Una dinamica al ribasso che, in parte, ha colpito la Germania esportatrice verso quell'area. Così, è stato deciso che l'Olanda diventerà una regione sotto il controllo della società tedesca. Il tutto per migliorare le efficienze e ricercare maggiore redditività.

Le marginalità del gruppo
Già, la redditività. Detto che (al 30/6/2013) quella nell'importante mercato russo (31,8% l'Ebitda margin) è scesa anche per il rialzo dei costi energetici, quali le indicazioni sul 2013 per l'intero gruppo? La società conferma, rispetto al Mol ricorrente, il calo compreso tra il 5-10%. E rispetto al terzo trimestre? La società non dà indicazioni. Per gli esperti il business dovrebbe essere un po' migliorato sui 12 mesi e sul secondo «quarter». Riguardo, invece, al ritorno all'utile a fine esercizio? L'azienda indica che, esclusa l'eventuale svalutazione dell'avviamento della controllata in Ukraina, il risultato potrebbe tornare in nero. Se, al contrario, il «write off» ci sarà allora l'obiettivo non sarà centrato.

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