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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2013 alle ore 20:08.
L'ultima modifica è del 06 novembre 2013 alle ore 21:44.

L'Ivass ha chiesto a Generali di esprimere una nuova valutazione dell'azione di responsabilità nei confronti degli ex top manager Giovanni Perissinotto e Raffaele Agrusti, sottoponendola all'esame del Cda che dovrà pronunciarsi.

Generali ha reso noto di aver deciso di non procedere ad azioni risarcitorie nei confronti dell'ex Group Ceo Giovanni Perissinotto e dell'ex Cfo Raffaele Agrusti, con riferimento ad alcuni investimenti effettuati in fondi di private equity ed alternativi, «in considerazione della difficoltà di collegare le irregolarità emerse a danni risarcibili a norma di legge (e quindi confortati dai necessari elementi di prova in merito a esistenza, prevedibilita' ed entita' degli stessi), tenuto conto, tra l'altro, che taluni degli investimenti oggetto di indagine non sono ancora giunti a scadenza».

È quanto si legge in un comunicato della compagnia triestina, emesso dopo la richiesta della Consob. Generali fa sapere di aver risolto in modo consensuale il contratto con l'ex Cfo Raffaele Agrusti, a fronte di un trattamento economico complessivo pari a 6,11 mln di euro lordi.

L'Ivass aveva chiesto lo scorso 30 ottobre a Generali di tornare a pronunciarsi in merito all'ipotesi di un'azione di responsabilità nei confronti dell'ex amministratore delegato, Giovanni Perissinotto, e dell'ex direttore generale, Raffaele Agrusti. L'autorità - si legge in una nota diffusa dalla compagnia assicurativa - ha chiesto anche che il cda del Leone esprima «una valutazione sull'adeguatezza» delle buonuscite accordate ai due manager e di considerare delle «iniziative di recupero»

La richiesta dell'Ivass è stata portata oggi all'attenzione del consiglio di amministrazione di Generali. Il cda della compagnia - spiega la nota - aveva già valutato se sussistessero i presupposti per iniziative legali a tutela della società riguardo agli investimenti in private equity e fondi alternativi finiti sotto osservazione. «Sulla scorta del parere legale acquisito, é risultato escluso qualsiasi profilo di rilevanza penale», informa Generali. Dal punto di vista civile, l'analisi condotta ha portato «alla decisione di non procedere, allo stato, a possibili azioni risarcitorie» nei confronti dei due manager «principalmente in considerazione della difficoltà di collegare le irregolarità emerse a danni risarcibili a norma di legge».

Il collegio sindacale del Leone ha a sua volta ritenuto che, per la promozione di un'azione di responsabilità, «gravasse sulla società un articolato insieme di oneri probatori, che presentava profili di incertezza alla luce degli esiti delle verifiche svolte». Ha quindi deliberato «all'unanimità» di non ritenere «allo stato sussistenti i presupposti necessari per promuovere in via autonoma l'azione di responsabilità» nei confronti di Perissinotto e Agrusti. Il collegio aveva però già deciso di monitorare «l'evolversi della situazione», invitando il cda a fare altrettanto e riservandosi «ogni ulteriore valutazione al riguardo qualora dovessero emergere nuove evidenze e informazioni rilevanti allo stato non disponibili».

Raffaele Agrusti ha dichiarato: «Apprendo con sorpresa i contenuti del comunicato stampa di Generali, diffuso questa sera, avendo piena coscienza di aver sempre operato, nell'ambito ben definito delle mie competenze, con la massima correttezza e nel solo interesse della Compagnia. Rilevo, coerentemente con quanto indicato dal cda, che non è possibile individuare alcun profilo di responsabilità a mio carico proprio in quanto ho sempre operato nei limiti dei poteri a me conferiti e in puntuale condivisione con il cda e i soci che hanno sempre dimostrato, anche a seguito della mia annunciata uscita dal gruppo, attestati di stima per il mio operato a favore e nell'esclusivo interesse del gruppo».

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