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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2013 alle ore 12:01.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2013 alle ore 16:33.

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Ben Bernanke e Janet Yellen (Epa)Ben Bernanke e Janet Yellen (Epa)

Tapering o non tapering? Questo è il problema. Ed è la domanda finanziaria del momento. Oggi si riunisce il Fomc (il comitato operativo della Federal Reserve degli Stati Uniti) in una due giorni che porterà domani al verdetto di fine anno. Domani si conoscerà se il governatore Ben Bernanke (alla sua penultima audizione, l'ultima sarà a gennaio dopodiché lascerà il posto a Yanet Yellen) annuncerà l'avvio del piano di riduzione graduale degli stimoli monetari da 85 miliardi di dollari al mese (45 miliardi di titoli di Stato e 40 miliardi di titoli agganciati ai mutui).

La partenza del piano non è cosa di poco conto, perché dovrebbe segnare l'inizio di un percorso graduale di riduzione fino all'azzeramento degli stimoli che procedono - attraverso tre piani differenti di quantitative easing - ormai ininterrotti dal 2009 e che hanno favorito il record di fine novembre messo a segno da Wall Street e Francoforte e trainato tutti gli altri listini e il mercato dei bond sovrani.

Perché il tapering fa paura ai mercati? Semplicemente perché non potrebbero più fare affidamento sulla liquidità aggiuntiva pompata dalla Fed che, equivale in un solo mese a poco meno di quanto l'Italia paga in un anno di interessi sul proprio debito da 2mila miliardi (per quantificare l'entità dell'iniezione).

Lo scorso maggio, quando per la prima volta la Fed ha iniziato a parlare di tapering, le Borse sono crollate, così come le valute dei Paesi emergenti che hanno beneficiato in questi anni della liquidità della Fed dirottatasi sulle aree a maggior crescito e rendimento. Sono balzati anche i titoli di Stato dei Paesi "core", il Bund tedesco si è riportato oltre il 2% e il Treasury Usa a 10 anni è balzato oltre il 3%. In rialzo anche i titoli trentennali a cui sono agganciati i mutui negli Stati Uniti.

Per questo motivo, la Fed ha fatto un passo indietro nelle successive riunioni rimandando di volta in volta l'inizio del piano. Ma questa strategia attendista non può durare all'infinito. E gli investitori lo sanno. Per questo sono guardinghi oggi e ignorano il balzo record dell'indice Zew tedesco (tornato al top dal 2006). La priorità è capire se la Fed inizierà lentamente a staccare la spina della liquidità.

La maggior parte degli analisti interpellati da Reuters ritiene che la Fed partirà con il tapering solo a marzo. Ma sta crescendo nelle ultime ore - complici dati favorevoli sull'andamento dell'economia americana dinanzi ai quali risulta sempre più difficile per la Fed giustificare un piano di stimoli - il numero di esperti che ritiene che il taglio alla "droga monetaria" potrebbe essere annunciato a gennaio, o addirittura entro domani sera.

Ovviamente, dipende anche poi dall'ammontare del taglio. I mercati in questo momento - dopo la correzione delle prime due settimane di dicembre - scontano un taglio di 5-10 miliardi. Se dovesse essere superiore non sono esclusi nuovi ribassi. In caso contrario la Fed darebbe un altro regalo di Natale e a quel punto i listini - a detta degli esperti - potrebbero riaggiornare i record di fine novembre e puntare su nuove soglie inesplorate. Questo fino a gennaio, quando l'infinita e stancante tiritera sul tapering si riproporrebbe punto e a capo.

La questione è che prima o poi i rubinetti della liquidità facile verranno chiusi. E i mercati dovranno imparare a camminare con le proprie gambe. Per evitare che si gonfino nuove bolle.

twitter.com/vitolops

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