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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2014 alle ore 18:41.
L'ultima modifica è del 10 gennaio 2014 alle ore 19:08.

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Exor scende ancora nel capitale di Alpitour: la partecipazione, secondo quanto risulta a Radiocor, si è ridotta dal 10 al 7% circa a seguito di un aumento di capitale da 6,7 milioni di euro concluso nei giorni scorsi. Operazione, quest'ultima, che ha visto invece Gabriele Burgio, presidente e ad del gruppo, rafforzare la propria posizione dall'1 al 3%. La holding della famiglia Agnelli aveva già ceduto nel 2012 il 90% della compagnia turistica ai fondi di private equity Wise e J.Hirsch, affiancati da altri investitori finanziari italiani.

L'ulteriore riduzione della quota in Alpitour, così come la cessione prima dell'estate delle azioni Sgs per 2 miliardi, si inserisce nella strategia della finanziaria torinese di focalizzare il business sulle partecipazioni principali di rilevanza internazionale, ovvero Fiat/Chrysler, Cnh Industrial e Cushman & Wakefield. «Con l'aumento di capitale (da 17,8 a 24,5 milioni di euro nominali su un totale capitale versato di 100 milioni, ndr) abbiamo voluto dare il segnale a management, clienti e fornitori che la società ha basi solide», spiega Burgio a Radiocor, soprattutto dopo i problemi scoppiati in Egitto, Paese che il 16 agosto la Farnesina ha inserito tra le mete sconsigliate (da dicembre la destinazione ha poi ripreso regolarmente i flussi turistici).

L'obiettivo «è cercare di fare bene le cose che facciamo e trovare novità: abbiamo aperto due nuovi villaggi a Cuba e in Kenya e firmato nuovi accordi con alberghi in Madagascar», aggiunge il numero uno di Alpitour ricordando che «il fatturato è un elemento poco significativo da solo, noi puntiamo a far crescere la marginalita».

La società ha chiuso il bilancio al 31 ottobre 2013 con un fatturato a 994 milioni di euro, in lieve calo dai 1055 milioni del 2012 per il cambio di perimetro dovuto alla chiusura di alcuni marchi, con il tour operating che rappresenta il business principale (oltre 600 milioni di fatturato), seguito da aviazione e incoming (oltre 200 milioni ciascuno) e alberghiero (quasi 67 milioni).

Il gruppo, che nel 2013 ha visto la propria quota di mercato salire dal 14,5 al 16,5%, «deve superare la crisi cercando di capire cosa piace al cliente italiano, nostro target di
riferimento: la villaggistica va molto bene, soprattutto il lusso, cresciuto del 10-12% nel 2013, mentre abbiamo tagliato golf, spa e viaggi religiosi, insieme a una riduzione dei costi e a investimenti in tecnologia, assistenza e animazione», sottolinea Burgio. Il gruppo, con i marchi Alpitour, Francorosso, Villaggi Bravo, Karambola, Viaggidea e la compagnia aerea Neos, finora si e' occupato di organizzare le vacanze degli italiani, ma non esclude in futuro un interesse anche per gli stranieri: «Siamo in ritardo ma ci piacerebbe dare un contributo al nostro Paese, stiamo studiando possibili forme per ampliare il nostro target».

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