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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2014 alle ore 20:14.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2014 alle ore 21:39.

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L'indagine condotta da Plus24 sui costi dei conti correnti, pubblicata sabato 18 gennaio, evidenzia che quando un correntista chiede "Quanto mi costa un bonifico?", la risposta non può essere immediata e riserva sorprese.

La triplicazione dell'onere
Vi sono banche, infatti, dove le voci di spesa sono addirittura tre: commissione per il bonifico, spesa di registrazione del bonifico e spesa di registrazione della commissione. Si tratta di un vero e proprio "anatocismo", ma delle spese (sulle spese) e non degli interessi (sugli interessi), come è più noto il termine nella prassi bancaria.
È come se un consumatore mettesse nel carrello un prodotto etichettato col prezzo di 4 euro e alla cassa scoprisse che il costo complessivo da pagare è di 10 euro. E questo perché il venditore ha deciso di recuperare anche 3 euro per la battitura dell'acquisto al registratore di cassa e 3 euro per la registrazione dell'operazione in contabilità. Al supermercato sarebbe inconcepibile, in banca, invece, rientra nella normalità, grazie all'iniquità e all'opacità delle condizioni contrattuali relative alle spese di registrazione.
Si tratta di un costo che prevede, per tutte le operazioni che generano una linea di estratto conto (se non esentate e se eccedenti il numero delle gratuite), l'addebito di un onere in sede di liquidazione trimestrale. Sulla falsariga dei notai anche le banche, quindi, riescono a presentare ai clienti il conto per le spese di scritturazione e registrazione!

I costi sopravvivono ai contabili mezze maniche
In realtà, quale debba essere il comportamento corretto Bankitalia l'ha già indicato nelle disposizioni sulla trasparenza bancaria: qualora un'operazione comporti più voci di costo a carico del cliente, la banca deve presentare le condizioni economiche in maniera tale che risulti facilmente comprensibile il costo complessivo. L'impressione, invece, è che il meccanismo sia perverso e non ben presente nemmeno agli addetti ai lavori. E, forse, alla stessa Vigilanza che, diversamente, sarebbe in qualche modo intervenuta, almeno nei casi di triplicazione dell'onere.
Per le ipotesi di duplicazione (con commissione e spesa di registrazione del bonifico), è invece stata la stessa Banca d'Italia che, nel redigere il fac-simile del foglio informativo dei conti correnti, ha avallato la previsione di una spesa variabile di registrazione non inclusa nel canone, precisando altresì che si aggiunge al costo dell'operazione. Come se nelle banche esistessero ancora i contabili mezze maniche, amanuensi e scribacchini, dediti alla registrazione di ogni operazione e al dispendioso conteggio di interessi e competenze (altra specifica voce di spesa specifica contemplata da Bankitalia)! Sarebbe, invece, auspicabile che, per trasparenza e chiarezza, quando la banca già addebita un costo per un'operazione (es. bonifico), la voce di spesa debba essere unica e onnicomprensiva, e non parziale e, come tale, fuorviante per il correntista.

Inibire il circolo vizioso delle spese
Alla Banca d'Italia andrebbe chiesto, se davvero intende garantire trasparenza e correttezza, di intervenire per evitare che ci siano banche che speculano sull'anatocismo della spesa (sulla spesa) con clausole contrattuali opache e inique. Fortunatamente, non tutte le banche triplicano l'onere. Molte, comunque, lo duplicano sommando commissione e spesa di registrazione del bonifico. Altre applicano solo la commissione. Pochissime, ma ci sono, non applicano nemmeno quest'ultima.

Costi per i clienti, ricavi per le banche
L'analisi di Plus24 ha rilevato che la commissione media applicata sui bonifici, disposti allo sportello e addebitati in c/c, è pari a 3,35 euro. Scende a 2,66 euro se hanno come destinatari c/c della stessa banca. Mentre l'onere si riduce a un terzo, rispettivamente a 1,12 e 0,78 euro, se i bonifici sono disposti online su internet (vedi tabella). La spesa di registrazione di ogni operazione non inclusa nel canone, invece, evidenzia un valore medio di 0,91 e uno massimo di 3,30 euro.
Siccome sono più di 1 miliardo e 220 milioni i bonifici disposti in un anno dalla clientela bancaria (di cui 528 milioni, pari al 43%, con modalità automatizzate), sommando le commissioni medie attese sui bonifici (circa 2,5 miliardi) e le relative spese di registrazione (1,3 miliardi), le banche supererebbero i 3,8 miliardi di ricavi, a fronte di costi di produzione stimati in 1,5 miliardi, pari al 19% del totale dei costi di offerta dei servizi di pagamento al dettaglio calcolati da Bankitalia.

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