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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2014 alle ore 23:24.
L'ultima modifica è del 29 gennaio 2014 alle ore 16:00.

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La stretta-shock sui tassi in Turchia e quella a sorpresa in Sudafrica non bastano a placare le tensioni sui mercati emergenti. Ankara ha dato una scossa a listini e valute in Asia che però è durata poche ore. Ieri allo scoccare della mezzanotte locale la Banca centrale turca ha alzato i tassi d'interesse in maniera aggressiva, oltre le aspettative, nel tentativo di mettere un freno alla svalutazione della lira. L'overnight è stato portato dalla banca centrale dal 7,75% al 12% mentre il repo settimanale, che è diventato il nuovo tasso di riferimento, addirittura dal 4,5% al 10 per cento.

Rimbalzo record della lira turca: +4,1%
Immediata la reazione dei mercati già durante la sessione asiatica: la lira turca è rimbalzata del 4,1% sul dollaro e ha trascinato al rialzo anche il rand sudafricano, il won sudcoreano e la rupiah indonesiana. Dai minimi di 2,39 contro il dollaro toccati appena due giorni fa la lira turca ha recuperato nelle prime ore della mattina quasi il 10%, cancellando in buona parte le pesanti perdite accusate dall'inizio dell'anno. In seguito però ha ripiegato intorno a quota 2,23 dollari riducendo il guadagno giornaliero a poco più dell'1% e nel pomeriggio è addirittura scesa in rosso fino a 2,27 sul dollaro, a conferma della grande volatilità sui mercati emergenti.

La decisione della Banca centrale non è stata facile: il premier Recep Tayyip Erdogan aveva ribadito ieri sera di essere contrario ad un aumento dei tassi d'interesse per difendere la lira, poco prima di una riunione urgente del comitato monetario della Banca centrale per cercare di fermare il tracollo della valuta nazionale su euro e dollaro. «Sono contrario a un aumento dei tassi d'interesse, come lo sono sempre stato» ha detto il premier turco all'aeroporto di Ankara poco prima di partire per una visita in Iran. Erdogan ha aggiunto di «non avere autorità per intervenire» su questo, ma ha auspicato che la Banca centrale «prenda la decisione giusta». È stato duramente smentito.

Il Sudafrica alza i tassi ma ottiene l'effetto opposto
Dopo la Turchia, anche il Sudafrica ha alzato i tassi contro ogni previsione. La stretta di 50 punti base (dal 5 al 5,5%) è la prima dal giugno 2008 ma ha sortito l'effetto opposto: il rand si è deprezzato del 2% sul dollaro ed è sceso a quota 11,22, un segnale del fatto che finora l'azione delle banche centrali non è stata sufficiente a calmare gli investitori.

Borse emergenti in ripresa ma per poco
La mossa a sorpresa della Turchia ha dato una spinta iniziale anche alle Borse, con l'indice Msci dei mercati emergenti in rialzo dell'1,2 % ma poi i listini hanno virato in negativo. In un quadro così volatile nulla è però scontato: in serata è attesa la decisione della Federal Reserve, che secondo le previsioni dovrebbe ridurre di altri 10 miliardi di dollari gli acquisti di titoli di Stato Usa e di bond garantiti da mutui. Proprio il "tapering" della Fed (il ritiro graduale degli stimoli) è all'origine delle turbolenze sulle valute e sulle Borse di Asia e America latina. Gli investitori, di fronte alla prospettiva di una minore liquidità in circolazione e di un aumento dei tassi di interesse negli Usa e in Europa, preferiscono uscire dai mercati ad alto rendimento ma anche più rischiosi per tornare su quelli dei Paesi avanzati.

Anche l'India stringe sui tassi
La Turchia non è sola nel tentativo di arginare la fuga di capitali dagli emergenti. Ieri anche la Banca centrale indiana guidata dall'ex capo economista del Fondo monetario Raghuram Rajan ha alzato a sorpresa i tassi d'interesse, portandoli dal 7,75 all'8 per cento. La scelta è stata spiegata con l'obiettivo di tenere sotto controllo l'inflazione ma è chiaro anche l'intento di tenere l'India e la sua moneta al riparo dalla bufera che nei giorni scorsi si è abbattuta su molti mercati emergenti.

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