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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2014 alle ore 08:27.

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New York - Gli utili trimestrali hanno dato il loro responso: la Corporate America continua a macinare profitti e - un po' meno - fatturato. Ma all'orizzonte si addensano nuvole che potrebbero essere foriere, se non di nubifragi, di qualche doccia fredda su troppi ottimismi.

Si presenta all'appuntamento con i conti un ventaglio di gruppi che va da Time Warner a Twitter, da Disney a Merck. Una serie di risultati che tuttavia dovrebbe solo confermare quanto ormai emerso: con oltre metà delle società nell'indice Standard & Poor's 500 che ha riportato i risultati del quarto trimestre del 2013 - questa settimana sono 93 - il 74% ha riportato utili sopra le attese e il 67% un giro d'affari superiore alle previsioni. Entrambe percentuali migliori della media degli ultimi quattro anni. Allo stesso tempo però si sono moltiplicati gli allarmi utili per il trimestre in corso: su 54 società che hanno offerto una guidance, 44, vale a dire l'82%, ha messo in guardia da delusioni. Anche in questo caso una percentuale piu' alta del recente passato, ma di segno negativo.

Se gli utili aggregati, inoltre, hanno mostrato una crescita dell'8% che potrebbe anche arrivare al 9% una volta completato il round dei bilanci (e una solida sorpresa media pari al 3,6%), il fatturato ha marciato a passo piu' modesto, lo 0,8 per cento. E il dato aggregato qui e' in realta' al di sotto dello 0,1% rispetto alle attese.

Le previsioni, al momento, sono di segnali di maltempo passeggeri. Gli analisti, stando ai dati compilati da FactSet, scommettono su progressive schiarite della performance nel corso del 2014, con un incremento dei profitti dopo una frenata al 2,2% nel primo trimestre che acceleri nuovamente al passo dell'8,5%, del 12,4% e dell'11,9% nei restanti trimestri e una crescita complessiva del 9,6% nei dodici mesi.

Resta però da verificare se le incognite che aleggiano sui bilanci non daranno filo da torcere a queste scommesse. Le incertezze sulla ripresa americana non mancano, anche se la maggio parte degli esperti prevede che si rafforzi. Né mancano i rischi di contagi da eventuali crisi dei mercati emergenti. Nelle conference call sui bilanci le aziende americane hanno cominciato a denunciare le pressioni al ribasso sui prezzi di numerosi dei loro prodotti, a causa della concorrenza e di consumatori in cerca di bassi costi. Un sondaggio del Wall Street Journal ha mostrato che società tra le più diverse, da General Electric a Kimberly-Clark, da Eastman Chemical a Royal Caribbean Cruises, hanno sofferto per la riduzione a volte drastica dei prezzi già negli ultimi tre mesi. Starbucks ha dovuto tener conto di minori prezzi nel caffè, scontando la miscela che vende nei negozi del 10 per cento. E McDonald's si è affidata a sconti e promozioni per difendere quote di mercato, una strategia che ha danneggiato la sua redditività.

Tensioni sui bilanci potrebbero avere conseguenze per Wall Street. Il mercato azionario potrebbe apparire più caro: viaggia adesso a multipli di 14,7 volte gli utili dei prossimi dodici mesi, sopra le medie degli ultimi cinque e dieci anni (rispettivamente 13,1 e 13,9). Anche se è sceso leggermente rispetto a dicembre, quando era a 15,2, a causa della recente flessione degli indici di Borsa e del miglioramento tuttora delle performance aziendali. Il responso su questo declino, se sia provvisorio o foriero di nuove bufere, potrebbe spettare all'andamento presente e futuro dei conti della Corporate America.

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