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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2014 alle ore 10:53.
L'ultima modifica è del 24 febbraio 2014 alle ore 16:24.

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Renzi oggi chiede la fiducia al Senato. Ma intanto le dichiarazioni del sottosegratario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sull'ipotesi di un aumento della tassa sulle rendite finanziarie (compresa quella sui BoT) fanno già discutere e già creano subbuglio nella maggioranza nascente (l'Ncd ha già detto che si opporrà a un aumento delle aliquote sui BoT).

L'idea di aumentare le rendite finanziarie non è una novità. È anzi uno dei cavalli di battaglia di Davide Serra, il finanziere fondatore del fondo Algebris che vive da circa 20 anni a Londra, considerato il mentore economico di Renzi. Lo stesso Serra che è in più occasioni ha detto che l'Italia - che dal 2012 ha equiparato la tassazione su redditi diversi (capital gain su strumenti finanziari) e redditi da capitale (interessi e dividendi) al 20%, con l'eccezione di titoli di Stato, buoni postali, bond di Paesi in White list e di organismi internazionali che godono dello sconto al 12,5% - dovrebbe aumentare l'aliquota sulle rendite finanziarie al 30%. Per favorire una redistribuzione sul mondo del lavoro, tassato complessivamente al 68%.

Va detto che Enrico Letta a ottobre ha provato a introdurre un aumento al 22% ma non è riuscito. Renzi, che per Fitch non potrà fare più di Letta e per questo motivo «l'outlook sull'Italia resta negativo» riuscirà ad aumentarla di 10 punti? E in ogni caso sarebbe giusto? Gli operatori sono divisi. Secondo un'analisi della Cgil un aumento della tassazione dal 20% al 25% e per i titoli pubblici o assimilati dal 12,5% al 15% potrebbe portare maggiori entrate per circa 2,5 miliardi. Che con un'aliquota al 30% salirebbero a circa 5.

Quali sono le aliquote sulle rendite finanziarie che adottano altri Paesi europei? Il tema è spinoso e varia da caso a caso e bisogna sempre distinguere redditi diversi (capital gain) da redditi da capitale (interessi e dividendi). Secondo le elaborazioni di uno studio dell'Università Bicocca (Rtbicocca.it) nel Regno Unito nel 2010 l'aliquota sul capital gain è stata elevata dal 18% al 28% ma resta al 18% per coloro che dichiarano un reddito inferiore a 35mila sterline annue. Anche in Spagna dal 2012 le regole sono cambiate, ed è stato introdotto un criterio progressivo. Si va da un minimo del 21% fino al 27%. Fino ai primi 6mila euro di reddito viene però mantenuta la vecchia aliquota del 19%. In Germania si applica un'aliquota del 25% maggiorata però di un contributo di solidarietà per cui l'aliquota effettiva è del 26,375%. L'aliquota più alta è però della Francia dove si parte dal 19% a cui aggiungere però il 15,5% dovuto a speciali oneri sociali che servono a coprire i costi sostenuti per le assicurazioni sanitarie obbligatorie (tabella delle aliquote su rendite finanziarie nei Paesi europei).

È quindi giusto aumentare le rendite anche in Italia? «L'Italia ha bisogno di investimenti esteri nell'economia reale, quindi se un aumento degli introiti derivanti dalla tassazione delle rendite liberasse risorse per progetti strutturali, ben venga», spiega Francesco Leghissa, responsabile dell'Ufficio studi Copernico Sim. «Ricordiamoci che lo stato italiano ha da poco aggiunto una piccola patrimoniale dello 0,2% - sottolinea Giovanni Daprà, ceo e co-fondatore di MoneyFarm -. Piuttosto si dovrebbero creare forme di incentivo al risparmio defiscalizzate per il piccolo risparmiatore che investe con un ottica di lungo periodo come gli Isa accounts anglosassoni e distinguere chi fa l'investitore di mestiere e chi lo fa solo per proteggere il valore reale dei suoi soldi». Per Gilles Guibout, gestore di Axa Im «sarebbe una cattiva notizia. Ma va sottolineato che il livello del 30% è vicino a quello che troviamo in altri Paesi europei e sarebbe da questo punto di vista un passo verso la convergenza europea». Contrario Vincenzo Longo, strategist di Ig: «Andrebbe a colpire le plusvalenze realizzate dai residenti, non solo quelli in Italia come accade per la Tobin. Se l'Italia aveva sinora un'aliquota bassa rispetto agli altri Paesi europei, con l'innalzamento dell'aliquota cadrebbe l'ultimo elemento che teneva gli operatori rilegati all'Italia con la residenza». Per Stefano Sardelli, direttore generale di Invest Banca «occorre una semplificazione in materia finanziaria. Pendiamo la Tobin Tax con la quale, oltre ad essere diventati lo zimbello delle altre piazze, abbiamo registrato delle entrate ridicole rispetto a quanto atteso». Dipende invece da come verrebbero canalizzate le risorse a parer di Giuseppe Attanà, presidente di Assiom Forex: «Se un provvedimento simile fosse parte di una serie di importanti altre riforme non credo vi sarebbero ripercussioni». Per Mario Spreafico, cio di Schroders Wealth Management Italia, invece non è possibile «far dipendere una manovra di aggiustamento fiscale da entrate variabili come quelle relative a una tassa derivante dalla volatilità dei mercati».

twitter.com/vitolops

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