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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2014 alle ore 14:37.
L'ultima modifica è del 11 marzo 2014 alle ore 19:22.

Per quanto riguarda il Piano Strategico 2013-18, che prevede un utile netto di 2 mld nel 2014 e di 6,6 mld a fine periodo, questo «è basato su fondamentali solidi, una forte cultura del rischio e uno scenario macro-economico in miglioramento» ha sottolineato Ghizzoni.
«Il nostro obiettivo è consolidare la leadership raggiunta nei servizi alle imprese in Europa, diffondere l'innovazione nei nostri network retail e sviluppare una piattaforma digitale all'avanguardia. Grazie al riposizionamento di successo della banca e all'ulteriore rafforzamento del nostro già solido bilancio in uno scenario macro-economico in miglioramento, Unicredit è più forte e pronto a giocare un ruolo sempre più importante nell'offrire credito alle famiglie e alle imprese in Italia e in Europa. Mi aspetto di generare valore sostenibile per tutti i nostri stakeholder nei prossimi anni».
L'andamento in Borsa
Alla diffusione dei conti della banca, il titolo Unicredit ha ceduto fino al 2% per poi accelerare in misura rilevante. «L'ulteriore pulizia dei conti con il recupero di un buon livello di copertura dei crediti e la non necessità di far ricorso ad aumenti di capitale sono i due fattori che balzano agli occhi subito e che hanno fatto reagire bene il titolo Unicredit». Questo il commento con cui dalle sale operative si spiega l'accelerazione a Piazza Affari dopo la pubblicazione dei conti 2013 e dei target del piano industriale al 2018.
L'incognita quote Bankitalia
Dalla rivalutazione delle quote del capitale di Bankitalia, Unicredit che ne detiene il 22,1% ha beneficiato nell'esercizio 2013 di una plusvalenza netta di 1,2 miliardi e un miglioramento del coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 (CET1) di 35 punti base portandolo al 9,4% (10,4% phased-in). Le imposte sono state di 200 milioni. Dalla rivalutazione delle quote del capitale di Bankitalia, Unicredit che ne detiene il 22,1% ha beneficiato nell'esercizio 2013 di una plusvalenza netta di 1,2 miliardi e un miglioramento del coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 (CET1) di 35 punti base portandolo al 9,4% (10,4% phased-in). Le imposte sono state di 200 milioni. Se, in virtù degli approfondimenti in corso sulla rappresentazione contabile della rivalutazione delle quote, le stesse dovessero essere imputate non più al conto economico ma al patrimonio netto, allora «la perdita netta del gruppo sarebbe più elevata di 1,2 miliardi per il quarto trimestre e nell'esercizio 2013', mentre il CET1 rimarrebbe invariato al 9,4% ( 10% phased-in)», spiega la nota di Unicredit
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