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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2014 alle ore 19:32.
L'ultima modifica è del 29 aprile 2014 alle ore 19:51.
Giuseppe Guzzetti - presidente della Fondazione Cariplo ma anche dell'Acri - prova a far uscire la comunità degli 88 enti italiani fuori dalle secche dei casi Mps, Carige, Banca Marche. Negli ultimi dodici mesi più di una banca guidate dal sistema-Fondazioni ha prodotto cronaca indubitabilmente cattiva: anche se sia a Siena che a Genova protagonisti in negativo sono stati gli enti che non avevano mai obbedito alle direttive di legge, mantenendo una posizione di controllo, quasi 25 anni dopo la legge Amato-Carli. Resta il fatto che il numero uno della Cariplo - Fondazione-guida in Italia - ha sentito l'esigenza di un colpo di reni: di dare un segnale tangibile e collettivo, più forte di ogni dichiarazione d'intenti. Un "balzo in avanti"sulla direttrice dell'auto-riforma, che sembra voler anticipare possibili interventi esterni da parte del Tesoro, authority di vigilanza.
La decisione di affidare a un gestore professionale la quota (4,9 per cento) in Intesa Sanpaolo aumenta in termini strutturali la distanza fra la Fondazione Cariplo e la sua banca. Quaestio Sgr, è vero, è un gestore di cui la Fondazione è azionista: ma non di maggioranza e all'interno di una reale pluralità di soci. E la governance di un asset manager, in ogni caso, è strettamente modellata sulle gestione indipendente del mix rischio-redditivita: non sull'esercizio del potere in banca. Quest'ultimo (il diritto di voto) rimane: ma è già oggi legato all'indicazione triennale di alcuni consiglieri nell'organo di sorveglianza di Intesa Sanpaolo (i poteri di gestione effettiva e il capo-azienda sono più a valle ancora). La gestione dell quota (la sua eventuale riduzione, aumento o modulazione flessibile nel tempo) è comunque da oggi in poi di competenza professionale di un gestore che non fa parte della governance della Cariplo.
Nel frattempo, all'assemblea Acri in programma il 7 maggio, Guzzetti si presenterà con un importante "fatto compiuto": un'operazione "esemplare" per tutte le consorelle. Non uno "strappo": una nuova fase nella vita delle Fondazioni bancarie italiane era già stata prefigurata a metà 2012 a Palermo, al congresso del centenario Acri. La Carta delle Fondazioni - su sui Guzzetti aveva raccolto un vasto consenso di principio anche da governo e Bankitalia - guardava e continua a guardare al raggiungimento definitivo della "frontiera" indicata dalla riforma del '90. Le Fondazioni - in quell'orizzonte strategico - avrebbero dovuto accompagnare le vecchie banche pubbliche alle fusioni e alla privatizzazione e attestarsi su un ruolo di azionisti istituzionali di lungo periodo per concentrarsi sulle attività di sussidiarietà. La Cariplo, da ieri, può dire di aver completato il cammino.
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