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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2014 alle ore 16:47.
L'ultima modifica è del 06 maggio 2014 alle ore 18:13.
Dopo il grande deal dell'anno che vede come protagonisti Pfizer e Astra Zeneca, sale la febbre da fusioni. Una febbre che ha portato il settore farmaceutico e quello delle biotecnologie sotto i riflettori. Nelle due interviste ai gestori di Lombard Odier e di Credit Suisse viene delineato il quadro attuale dei due settori, ma soprattutto quali possono essere le prospettive nel medio/lungo termine e i titoli più interessanti sui quali puntare.
Per Johan Utterman, gestore di Lombard Odier IM: fondamentale una prospettiva di lungo termine
C'è febbre da fusione nel farmaceutico?
Direi proprio di si: il 2014 sarà un anno che passerà alla storia visto il numero consistente di operazioni tra quelle "proposte" e quelle completate da Pfizer/AstraZeneca, a Valeant/Allergan; da Allergan/Shire a Mylan/Meda da Actavis/Warner a Chilcott/Forest Laboratories.
Che cosa attrae gli investitori?
Gli investitori sono attratti dalla crescita degli Eps (utili per azione), effetto di consolidamenti, favoriti da bassi tassi di interesse sui finanziamenti, risparmi fiscali e sinergie sui costi.
Ci sono altre ragioni?
In aggiunta alle dinamiche finanziarie e fiscali, bisogna ovviamente considerare anche ragioni strategiche. Il deal tra Actavis e Forest Laboratories, per esempio, consente alle due società di affrontare con maggior solidità il mercato Usa. Lo scambio di asset che ha coinvolto GlaxoSmithKline, Novartis ed Eli-Lilly consolida le rispettive aree di eccellenza, nell'ordine su vaccini, oncologia e salute degli animali. E' meglio essere il leader in un settore specifico, piuttosto che nelle posizioni di rincalzo in diversi ambiti. Per questo motivo vi sono rumor sul fatto che Bayer possa cedere la divisione Material Science, sfruttando ogni mezzo per sviluppare invece i medicinali da banco o quelli per animali. Oggi la situazione è diversa rispetto a cinque o dieci anni fa. A quei tempi, il processo di M&A era per lo più guidato dalle scadenze dei brevetti. Le società volevano ottimizzare i budget di ricerca&sviluppo e la gamma prodotti, controbilanciando la debolezza commerciale attraverso la riduzione dei costi. Oggi, invece, si vedono segnali di maggiore impulso alla ricerca su aree particolarmente interessanti, come l'oncologia. In generale, la concorrenza è molto serrata e le società che potranno ottenere benefici fiscali avranno un sicuro vantaggio. La posizione di Obama relativamente alle norme sulla delocalizzazione fuori dagli Usa, sarà però uno dei principali elementi da considerare in termine di pressione sul mercato e vantaggi competitivi
Al momento gli investitori vedono con favore tutte queste operazioni?
E chi non sarebbe contento di avere ritorni a due cifre? Sarà però interessante monitorare i risultati concreti nel lungo periodo. Non tutti i deal otterranno i ritorni sperati rispetto agli investimenti. Le società che genereranno i maggiori risparmi attraverso i tagli alla ricerca potrebbero infatti incontrare problemi legati alla sostenibilità della crescita organica. Per questo motivo, dal punto di vista di un investitore, è decisivo identificare le realtà che saranno in grado di creare valore nel lungo termine per gli azionisti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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