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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2014 alle ore 14:13.
L'ultima modifica è del 08 maggio 2014 alle ore 18:41.

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Come ampiamente previsto la Banca centrale europea ha deciso di lasciare il suo tasso di riferimento al minimo storico dello 0,25%. La decisione annunciata oggi a Bruxelles era scontata soprattutto perché il prossimo giugno la Bce pubblicherà una serie di indicatori macroeconomici sullo stato di salute dell'Eurozona e proprio in quell'occasione non mancheranno gli elementi per potere eventualmente intervenire «anche con misure non convenzionali» per sventare il rischio di un periodo troppo prolungata di bassa o bassissima inflazione.

Nel corso della conferenza stampa che tradizionalmente segue l'annuncio sui tassi, il presidente della Bce Mario Draghi ha confermato le previsioni già fatte dall'Eurotower sulla ripresa europea, spiegando che i tassi attuali, o eventualmente più bassi, sono destinati a restare per un periodo «prolungato» di tempo. Confermate la previsioni sull'inflazione destinata a restare bassa e a crescere in maniera molto modesta per i mesi a venire. Draghi ha aggiunto che il consiglio della Bce è «unanime» nel tenere aperta la possibiliti di «misure non convenzionali» per sostenere l'andamento dei prezzi e «non è rassegnato all'idea di avere bassa inflazione per un periodo prolungato di tempo».

Rispetto alla questione della forza dell'euro, Draghi ha detto che l'andamento dei tassi di cambio sarà seguito da vicino dalla Bce e, in un chiaro riferimento alla situazione politica in Ucraina, il numero dell'Eurotower ha detto che la banca centrale «monitorerà molto attentamente le possibili ripercussioni dei rischi geopolitici», un riferimento non solo al pericolo di un conflitto, ma anche all'impatto delle sanzioni contro la Russia. Draghi ha detto che la compresenza di bassa inflazione, crescita debole ed euro forte è fonte di «seria preoccupazione» per il governing council della Bce.

Tornando al tasso d'interesse rimasto fermo allo 0,25% l'ipotesi di un intervento nel corso del consiglio odierno aveva perso consistenza dopo che il dato di aprile sull'incremento medio del costo della vita nei Paesi che aderiscono all'unione monetaria si è assestato allo 0,7%, in lieve aumento rispetto al preoccupante 0,5% dello scorso mese di marzo.

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