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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 07:51.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 16:52.

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Il riesplodere della violenza in Iraq e prima ancora il ritorno di un clima da guerra fredda tra l'Occidente e la Russia hanno riportato al centro dell'attenzione il ruolo delle scorte petrolifere di sicurezza: riserve di greggio e carburanti che i Paesi Ocse sono obbligati a conservare per rispondere ad eventuali emergenze sul fronte dell'offerta. Proprio ieri il tema è stato rievocato dal direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale per l'energia (Aie), Maria van der Hoeven, in relazione alla crisi irachena: un rilascio non è ancora stato discusso, ha detto, ma l'organismo è «pronto a rispondere nel caso di un'interruzione rilevante delle forniture fisiche di petrolio».

È in questa nicchia superspecialistica che è nata – e si sta sviluppando rapidamente – l'idea imprenditoriale di due giovani italiani: Otx, una piattaforma telematica per agevolare lo scambio di "ticket" legati all'obbligo di detenzione delle scorte di sicurezza. Detto così suona complicato. A spiegarlo ci pensano Francesco Dolci e Amedeo Giammattei, entrambi non ancora trentenni, due dei tanti «cervelli in fuga» italiani, che hanno scelto Londra «perché lì avviare un'attività di questo tipo è più facile».

Dolci e Giammattei, amici dai tempi del liceo, gli studi li hanno fatti in Italia: al Politecnico di Milano e all'Università Bocconi, rispettivamente. E in Italia hanno compiuto le prime esperienze professionali, che hanno aiutato a partorire l'idea. «Ho lavorato come consulente nel settore Oil & Gas presso il Boston Consulting Group – racconta Dolci – L'obbligo di detenere scorte di sicurezza a volte veniva considerato principalmente come un onere da raffinatori e distributori, ma per alcuni operatori può costituire un'importante opportunità: chi ha grandi eccessi di prodotti raffinati può fare un margine secco consentendo ad altri operatori di sfruttarli per assolvere ai propri obblighi».

L'operazione si può fare mediante la cessione di un "ticket": in pratica un'opzione ad acquistare una certa quantità di scorte, esercitabile nel momento in cui eventualmente scattasse l'obbligo di rilascio. «I ticket esistono già da diversi anni, ma prima venivano scambiati solo tramite mail e telefonate o con l'intermediazione di broker, ma in modo poco trasparente e poco efficiente».

Di qui l'idea di creare una piattaforma telematica: sfida non facile sotto il profilo legale, che i due soci hanno affidato allo studio internazionale Allen & Overy. Bisognava infatti predisporre un sistema che non fosse una vera e propria Borsa (l'iter autorizzativo e gli obblighi regolatori sarebbero stati troppo complessi e onerosi anche in Gran Bretagna), ma facesse comunque incrociare domanda e offerta di ticket. Le transazioni sono effettuate all'esterno del perimetro di Otx, ma la società offre anche bozze di contratti standardizzati e consulenza sulle pratiche necessarie per assolvere agli obblighi di legge, che variano da un Paese all'altro.

La partenza del progetto è incoraggiante. «Conclusa la prima fase di test, da metà aprile abbiamo già registrato una sessantina di scambi – racconta Giammattei – Abbiamo clienti non solo in Gran Bretagna e in Italia, ma anche in Olanda, Paese in cui si stima che si generino ticket per 50-100 milioni di euro l'anno, su un totale di circa 300-400 milioni nella Ue. E in Belgio è diventata nostra cliente Apetra, l'agenzia pubblica che gestisce il 100% delle scorte obbligatorie del Paese».

www.otxgroup.com

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