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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2014 alle ore 17:39.
L'ultima modifica è del 22 luglio 2014 alle ore 18:26.

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Non solo petrolio. Il Medio Oriente sta diventando un'area importante anche per gli investimenti in ambito finanziario e consumi. È quanto emerge dal portafoglio del fondo Amundi Funds Equity Mena, focalizzato per oltre il 60% in tre settori: finanziario (45,2%), consumi discrezionali (12,9%) ed essenziali (5,2%). Il perché di questa diversificazione sta nelle stime di crescita 2014-2015 del Pil e in particolare di quello non legato all'energia: in Qatar le previsioni sul prodotto interno lordo non energy sono di + 9% (la crescita dell'energy sector è dello 0,2%). Bene anche l'Arabia Saudita dove il Pil non energy aumenterà del 4,5% (+0,7% l'energy sector); in Kuwait l'aumento sarà del 3,7% (+2% l'energia).

Ecco perché il team dei gestori francesi che si occupa di questo fondo, ha una ridotta esposizione (2,7%) sull'energia e arriva invece fino al 45,2% di titoli finanziari in portafoglio. "In ambito finanziario prevediamo una duratura e sostenuta crescita - conferma Rémy Marcel, gestore Amundi per i Paesi emergenti specializzato su Medio Oriente e Africa -. Senza dimenticare le valutazioni molto attraenti. Ma anche il settore consumi è molto interessante". In tale ambito, i gestori francesi hanno puntato il 12,9% e il 5,2% rispettivamente su consumi discrezionali ed essenziali. In queste aree, viene spiegato da Marcel, la popolazione è giovane e in aumento. Da qui una forte attenzione su beni di consumo e tempo libero. "Nel nostro portafoglio abbiamo azioni relative a catene di distribuzione locali", afferma Marcel. Società dunque che gestiscono centri commerciali, quotate sulle borse domestiche.

Finanza, consumi e poi le infrastrutture. Nei prossimi cinque anni i Paesi del Golfo più Egitto spenderanno nei prossimi cinque anni 991 miliardi di dollari "e in questa cifra non sono contabilizzati gli investimenti del Qatar per i Mondiali di Calcio".

Sulla situazione geopolitica del Medio Oriente e sui possibili sviluppi, Rémy Marcel non si sbilancia anche perché non è il suo mestiere. D'altronde in questo momenti in pochi sanno valutare gli sviluppi dell'ennesima guerra fra Israele e i palestinesi. Il gestore però segnala che "molte famiglie benestanti residenti nei Paesi in guerra come la Siria o l'Iraq, stanno investendo in Dubai, considerato come un vero e proprio paradiso fiscale del Medio Oriente".

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