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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2014 alle ore 17:40.
L'ultima modifica è del 06 agosto 2014 alle ore 22:23.

Seduta ad alta tensione per i mercati azionari europei (qui il saldo finale dei principali indici di Borsa) che per buona parte della seduta hanno registrato forti ribassi con Milano a guidare le perdite dopo il deludente dato sul Pil del secondo trimestre (-0,2%). Gli indici hanno ridotto le perdite solo nel finale di seduta sulla scia della positiva performance di Wall Street (segui l'indice S&P 500). La Borsa americana ha chiuso in leggero rialzo, col Dow Jones che guadagna lo 0,08% a 16.443,21 punti e il Nasdaq lo 0,05% a 4.355,05 punti. Invariato l'indice S&P500 a 1.920,21 punti.
Piazza Affari ha chiuso in rosso del 2,7%, ai minimi da febbraio. Gli altri listini continentali hanno segnato ribassi poco sopra lo 0,5%.
Sul mercato dei titoli di Stato BoT e BTp sotto pressione con il differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi che, dopo una mattinata relativamente stabile, ha registrato un'impennata fino a 170 punti (qui il grafico dello spread Bund-BTp). Il deludente del Pil pone grossi interrogativi sulla sostenibilità del debito pubblico "monstre" che, secondo Morgan Stanley, a queste condizioni è destinato a crescere oltre il 135% del Pil entro quest'anno.
«Sono dati peggiori alle stime già abbastanza deludenti che circolavano nei giorni scorsi. Il Paese torna così in recessione dopo esserne uscito a fine 2013. Ora gli investitori, che sin dalla fine del 2013 erano tornati positivi sul nostro Paese, iniziano a nutrire seri dubbi sulle possibilità di ripresa dell'economia» commenta Vincenzo Longo Market Strategist di Ig.
Il dato del Pil italiano arriva dopo una mattinata ad alta tensione segnata da altri dati negativi: quelli sugli ordinativi dell'industria tedesca che a giugno hanno registrato una flessione mese su mese del 3,2 per cento. Numeri ben al di sotto delle stime degli analisti che si attendevano una crescita dello 0,9% che segnalano come la crisi Russia-Ucraina stia presentando un conto salato alla prima economia d'Europa i cui legami economici con l'ex Urss, al pari dell'Italia, si sono fortemente consolidati in questi anni.
A Piazza Affari soffre soprattutto il comparto bancario (qui il grafico dell'indice Ftse Italia Banche) il cui andamento è strettamente correlato alle quotazioni dei titoli di Stato di cui sono i principali detentori (ne hanno in portafoglio per 415 miliardi, un quarto del totale).
Oltre ai bancari soffre poi il titolo Fiat su timori di esercizio del diritto di recesso da parte degli azionisti dopo il via libera alla fusione con Chrysler.
Sotto i riflettori Telecom Italia all'indomani di una seduta pesante segnata dalla notizia della possibile uscita dall'azionariato degli spagnoli di Telefonica. Più che sugli sviluppi del riassetto però oggi il mercato si è focalizzato sui conti semestrali pubblicati prima dell'apertura degli scambi. Conti che hanno certificato il ritorno all'utile della compagnia per la prima volta dal 2010. Nello specifico la prima metà dell'anno si è chiusa con un utile netto consolidato pari a 543 milioni di euro su un fatturato complessivo di 10 miliardi e 551 milioni. Numeri positivi anche se inferiori alle attese degli analisti: il consensus di S&P Capital IQ aveva fissato l'asticella degli utili a 709 milioni. Fatto che spiega in parte la performance deludente del titolo.
In controtendenza Pirelli & C che ha chiuso il primo semestre del 2014 con un utile netto di 192,1 milioni di euro, in crescita del 28,5% sullo stesso periodo del 2013 e oltre le attese degli analisti che si aspettavano profitti per 182 milioni.
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