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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2014 alle ore 07:07.
L'ultima modifica è del 04 settembre 2014 alle ore 17:50.

Oggi non c'è market mover che possa reggere il confronto con la politica che annuncerà (o non annuncerà) la Banca centrale europea. Tutti gli operatori aspettano da giorni le 13.45 di questo 4 settembre (quando il consiglio direttivo della Bce annuncerà eventuali azioni sui tassi di interesse) e le 14.30 (quando seguirà il discorso del governatore Mario Draghi che risponderà anche alle domande dei giornalisti).
Un doppio canonico appuntamento su cui nelle ultime sedute nelle stanze degli investitori e tra economisti si è molto fantasticato. Le ipotesi su una manovra aggressiva (quindi espansiva) sono scattate a fine agosto quando, nel corso del simposio di Jackson Hole in compagnia degli altri governatori centrali, Draghi ha detto: «Il rischio di fare troppo poco è maggiore del rischio di fare poco». Una frase che, detta dalla persona a cui è bastato dire nell'estate di due anni fa «whatever it takes» per dare avvio al crollo dello spread (passato dagli oltre 500 punti di quel luglio 2012 agli attuali 150), è stata interpretata da molti operatori come propedeutica a qualcosa di importante. E quel qualcosa - quando la Bce lo scorso giugno ha già sfoderato dal cilindro le armi di nuovi prestiti agevolati alle banche T-ltro (Targeted long term refinancing operation) e la disponibilità ad acquistare dalle banche titoli di prestiti e mutui cartolarizzati (i cosiddetti Asset backed securities) - a questo punto è il quantitative easing.
È l'ora del quantitative easing?
«Sebbene il numero uno dell'Eurotower cercherà di focalizzare l'attenzione sulle prossime aste di T-Ltro che partiranno a settembre e dicembre, gli operatori cercheranno di carpire nelle sue parole l'eventuale timing sull'introduzione del quantitative easing - spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig -. Il qe è solo una questione di tempo ormai. I recenti dati macro deludenti sembrerebbero aver creato delle aspettative tra gli operatori per un introduzione entro il 2014, anche se le nostre aspettative lo collocano solo nel primo trimestre del 2015».
Secondo gli analisti i mercati prezzano attualmente al 75% l'ipotesi di un quantitative easing sui titoli privati (acquisto della Bce di Abs in mano alle banche) e del 50% sui titoli di Stato dell'Eurozona (la Bce acquista a mercato aperto, quindi sempre dai portafogli bancari che ne sono pieni, bond governativi dei Paesi europei, aumentando le riserve bancarie). Per Citigroup entro fine anno la Bce darà il via a un piano di acquisti da 1.000 miliardi, di cui il 60% riguarderà titoli di Stato. Per Nomura il piano complessivo sarà di 500 miliardi. E così via, nelle previsioni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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