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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2014 alle ore 07:32.
L'ultima modifica è del 10 ottobre 2014 alle ore 23:12.

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In finale di seduta Wall Street è tornata in territorio negativo frenata dalla brutta performance del comparto tecnologico: il Dow Jones perde lo 0,69% a 16.544,30 punti, il Nasdaq cede il 2,33% a 4.276,24 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,1% a 1.906,6 punti. Sullo sfondo continuano a pesare i timori per l'economia globale, con il rallentamento della Cina e il rischio di recessione della Germania.

Sventata la «minaccia» canadese. Moody’s rimanda giudizio sull’Italia
Sull’Italia Dbrs ha confermato il rating «A-Low» e l’outlook «negativo», mentre in tarda serata Moody’s ha fatto sapere con una laconica nota che il giudizio sull’Italia (attualmente «Baa2») viene posticipato ad altra data. I rating sono importanti: servono alla Bce per determinare le regole sui collaterali che le banche presentano all’Eurotower per ottenere denaro. Il giudizio dell’agenzia canadese Dbrs, in particolare, era il più rilevante, perché è il migliore fra le quattro ed è quello che tiene al momento «appeso» il nostro Paese. Un eventuale declassamento al di sotto della soglia «A» avrebbe potuto significare maggiori trattenute («haircut», in inglese) ai danni delle banche italiane che consegnano BoT, BTp e simili per ottenere denaro dalla Bce.

Borse europee deboli
Altra giornata di ribassi per i mercati azionari europei, in una seduta caratterizzata dall’asta BoT e condizionata dall’attesa per le decisioni delle agenzie Moody’s e della canadese Dbrs sul rating italiano (che pochi minuti fa ha confermato il rating). L’indice Ftse Mib ha chiuso in calo dello 0,94%, ma il bilancio sarebbe stato anche peggiore se Wall Street non avesse abbozzato un tentativo di recupero dopo un avvio debole. Peggio è andata a Francoforte (-2,12%) che ha raggiunto i minimi da un anno. Minori invece le tensioni sui BTp, con il rendimento del decennale al 2,33% e lo spread col Bund a 144 punti base. L’euro si è di nuovo indebolito per tornare a 1,2630 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta), mentre il petrolio è affondato ai minimi degli ultimi 4 anni sotto i 90 dollari al barile.

Domanda sostenuta per i titoli del Tesoro
In un contesto simile l’asta dei BoT annuali ha fatto registrare rendimenti lordi in rialzo (0,301%) dopo i minimi storici di settembre (0,271%), ma anche una domanda sostenuta con un rapporto di copertura salito a 1,7 da 1,64 precedente. La buona accoglienza degli investitori per i titoli italiani era del resto da mettere in conto, visto che il quantitativo di obbligazioni in scadenza era superiore a quello emesso (8 miliardi di euro). Così come era atteso un rialzo dei rendimenti: «L’ultimo board della Bce - spiega infatti Elia Lattuga di UniCredit - ha lasciato un po’ di delusione sul mercato, dopo che Draghi ha evitato di commentare sulla misura dell’espansione del bilancio dell’Eurotower, in più le richieste inferiori alle attese da parte delle banche all’operazione Tltro di settembre hanno messo pressione alla parte a breve della curva dei tassi».

Produzione in flebile ripresa
Sul versante macroeconomico, ad agosto la produzione industriale è cresciuta in Italia un rialzo dello 0,3% rispetto al mese precedente, ma resta in calo del 3,7% su base annua. Nello stesso periodo la produzione è rimasta stabile in Francia ed è scesa dello 0,7% in Finlandia. Negli Stati Uniti terranno invece banco i discorsi di diversi membri della Fed (fra cui Plosser, Lacker, Fisher e George), il tutto mentre a Washington proseguono i meeting annuali di Fmi e Banca mondiale e inizia la riunione dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali del G20. Il vero market-mover della giornata (che giungerà però a mercati europei ormai chiusi) è rappresentato dai pronunciamenti delle agenzie di rating su diversi paesi europei: S&P su Finlandia e Francia, Fitch sul Portogallo, Dbrs su Olanda e Spagna.

Fiat in calo nell’ultimo giorno a Piazza Affari
Ultimo giorno in calo a Piazza Affari per i titoli Fiat (-2,12% a 6,94 euro), che dopo 111 anni non saranno più trattati con questa denominazione sul listino milanese dopo una sotria lunga 111 anni. Fabbrica Italiana Automobili Torino lascerà il posto dal 13 ottobre a Fiat Chrysler Automobiles (Fca) a seguito della conclusione del lungo iter che ha portato alla fusione con la casa statunitense. Il nuovo gruppo, che si colloca al settimo posto nella classifica dei costruttori mondiali, sarà quotato a New York dalle 9,30 locali (15.30 italiane) di lunedì prossimo (Columbus Day) e subito dopo sull’Mta di Borsa Italiana, ricalcando quanto avvenuto per la ex Fiat Industrial, diventata Cnh Industrial.


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