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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 16:38.

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Sottolineato infine era lo stesso rischio dato dalle «condizioni economiche delle offerte». «Il Prezzo di Offerta (…) è pari a Euro 62,50 per ciascuna Azione, determinato in data 15 aprile 2014 dal Consiglio di Amministrazione», si legge nella Nota, che continua: «Il prezzo (…) evidenzia (…) un disallineamento rispetto ai multipli di mercato di un campione di banche con azioni quotate, in ragione del fatto che il valore delle azioni dell'Emittente viene determinato annualmente dall'assemblea dei soci annualmente e non in un mercato regolamentato». In pratica si faceva notare che il multiplo di Bpvi era il doppio di quello degli istituti di credito quotati.

Su questo punto il presidente Gianni Zonin ha ripetutamente espresso la convinzione che occorre «tenere conto che ci sono elementi, non sempre correttamente valutati dal mercato, ma che hanno un valore: il marchio, la storia, la fiducia che sa esprimere una banca come la nostra». Ma visti i valori che emergono dall'ultima semestrale, la questione dell'unilateralità della valutazione del titolo è invece chiaramente spinosa. E merita un approfondimento.

Dalla suddetta «Nota di sintesi» risulta che per l'aumento di capitale quel compito era stato affidato a Mauro Bini, professore della Bocconi esperto in valutazioni d'impresa. Il quale aveva confermato al centesimo la valutazione di 62,50 euro ad azione fatta l'anno prima da un altro consulente. Alla stessa identica cifra era poi arrivato più recentemente anche Francesco Momenté, altro professore di Finanza Aziendale della Bocconi.
Tre esperti che in tre momenti diversi confermano la stessa cifra, potrebbero rappresentare una garanzia. Se non fosse che in questi ultimi 15 mesi sia i fondamentali sia il Piano strategico della banca sono cambiati radicalmente (vedi box). Il che solleva il dubbio dell'autoreferenzialità di quelle valutazioni.

«Che Bpvi si autovalutasse 1,43 volte l'equity, quando i mercati valutavano le banche quotate italiane la metà, è fuori dal mondo. Emettere azioni a 62,50 euro, significava valutarla 5,2 miliardi prima dell'aumento. A titolo di raffronto, Ubibanca, con un margine di intermediazione tre volte superiore e quasi il triplo degli sportelli, sul mercato valeva meno del 17% in più», osserva l'ex commissario Consob Salvatore Bragantini.
Sorge qui la questione delle autorità di vigilanza. Secondo Bragantini «se gli investitori fanno un affare o no non è di pertinenza della Banca d'Italia, ma Consob? È lei a dover indagare sui modi in cui un prodotto così palesemente fuori mercato viene collocato alla clientela».

Certo è che la Popolare di Vicenza ha sempre fatto il possibile per mantenere ottimi rapporti con i suoi controllanti. A Vicenza a nessuno è passato inosservato l'acquisto del prestigioso Palazzo Repeta, storica sede di Banca d'Italia che la banca centrale è stata costretto a lasciar chiuso per 5 anni perché non riusciva a venderlo. Fino alla scorsa primavera, quando si è fatta avanti la Popolare per comprarlo, si dice, al prezzo richiesto di 9 milioni (abbiamo chiesto conferma del prezzo all'istituto vicentino ma, come detto, non ci è stata fornita risposta).

Oltre ad avere come vice-presidente l'ex ragioniere di Stato Andrea Monorchio, in primavera la banca vicentina ha fatto un altro acquisto di peso: Gianandrea Falchi, capo della segreteria particolare di Mario Draghi quando questi era Governatore. A Il Sole 24 Ore risulta che Falchi abbia un sontuoso ufficio nel palazzo di Largo Tritone recentemente acquistato dalla Bpvi nel pieno centro di Roma e un pacchetto di remunerazione quantificato in 300mila euro con tanto di macchina e autista (neppure su questo la Bpvi ha voluto dare conferme o smentite).

Il ruolo di Falchi è di «consigliere alle relazioni istituzionali e internazionali». Insomma, ha un compito di rappresentanza simile a quello che per anni ha ricoperto in Banca d'Italia. Che sicuramente sarà stato messo a dura prova in questi ultimi, agitatissimi giorni di “negoziati” con le autorità centrali di Francoforte e Roma.

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