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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 alle ore 17:20.
L'ultima modifica è del 28 ottobre 2014 alle ore 17:21.

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Tarak Ben Ammar (S), Vincent Bolloré e la figlia Marie (foto Ansa)Tarak Ben Ammar (S), Vincent Bolloré e la figlia Marie (foto Ansa)

Assemblea di prime volte per Mediobanca. In quello che è stato il tempio italiano della finanza dalla sua fondazione nel 1946, oggi si è consumata un’altra svolta importante. I soci, chiamati ad approvare il bilancio dell’esercizio 2013-2014, eleggerà anche il nuovo consiglio di amministrazione, che vede per la prima volta alla vicepresidenza una manager, di lunga esperienza bancaria, come Maurizia Angelo Comneno. Non solo: nel board entra anche Marie Bolloré, figlia del finanziere bretone, classe 1988. A soli 26 anni è il membro più giovane di sempre nel cda di Piazzetta Cuccia.

La giornata, inoltre, si è anche colorita di un imprevisto nella liturgia dell’assemblea: un’atmosfera vivace e toni concitati hanno infatti caratterizzato gli interventi di alcuni piccoli azionisti, critici nei confronti dell'operato della banca. In particolare Carlo Sibilia,
fondatore nel 2007 dei Meetup del Movimento 5 Stelle di Avellino, eletto deputato nel 2013, è andato all'attacco del management di Piazzetta Cuccia, accusandolo di «creare denaro virtuale» che non figura in bilancio tramite artifizi contabili. Sibilia, noto anche per la sua crociata contro il Bilderberg Club, ha calcolato in 26,3 miliardi di euro lo
«stratosferico» utile aggiuntivo che dovrebbe figurare in bilancio e che andrebbe utilizzato per distribuire dividendi. Compassata la risposta del presidente Renato Pagliaro che ha
assicurato che i bilanci di Mediobanca sono redatti in base ai più rigidi e affidabili principi contabili internazionali. Pagliaro ha comunque faticato a far abbassare i toni ed ha anche bloccato la videoregistrazione dell'assemblea tra le proteste della componente azionaria
grillina. La molteplicità e la lunghezza degli interventi dei piccoli azionisti, peraltro, sta prolungando la durata dell'assemblea oltre le attese.

Nel corso della riunione, l’amministratore delegato Alberto Nagel ha comunque avuto modo di precisare alcune dichiarazioni di questa mattina. Se è vero che Mediobanca non sarà al centro di nuove aggregazioni del sistema bancario dopo gli stress test della Bce, è anche vero che «Potremmo essere interessati a piccole aggiunte a business che già abbiamo, come Compass, CheBanca! o nel risparmio gestito», ma in ogni caso si tratterebbe di operazioni «di importo limitato» ha affermato l’ad.

Guardando all’esercizio in corso, poi, il numero uno di Piazzetta Cuccia ha dichiarato di auspicare di poter distribuire un dividendo in aumento rispetto a quello che sarà distribuito per l'esercizio 2013-2014, il cui bilancio è al vaglio dell'assemblea odierna.
«Se i ratios non avranno un deterioramento spero, con un risultato pari o superiore a quello dell'esercizio scorso, di poter aumentare il dividendo, dando soddisfazione e tutti» ha affermato Nagel, che ha escluso invece la distribuzione di azioni proprie. «Preferisco lavorare su un maggior dividendo che sulla distribuzione di azioni proprie, perché le azioni proprie possono essere utilizzate per eventuali piccole acquisizioni» ha spiegato.

Mediobanca sta ragionando, inoltre, su «come intercettare flussi di operazioni che ci sono tra l'Europa e l'Asia», e con la Cina in particolare, ma «prima vogliamo completare la presenza in Europa, per essere anche degli interlocutori più credibili» ha poi precisato Nagel, specificando di non avere trasferito la propria residenza a Londra, la capitale
finanziaria del Continente, dove Mediobanca ha una sede operativa nel trading, nell'equity research e anche nell'm&a: «Non c'è stato cambio di residenza, né fiscale né civile. Il fatto che passi più tempo in giro per l'Europa - ha sottolineato - è un plus per Mediobanca, che
deve modificare e affinare il suo business model», restando al passo con i tempi.

All'assise, che conta la presenza del 58,8% del capitale, è assente la Peoplès Bank of China, che nei giorni scorsi ha annunciato di avere il 2% dell'istituto di Piazzetta Cuccia. Come indicato dal presidente Pagliaro, il primo azionista è Unicredit con l’8,75% del capitale, davanti a Bollorè con il 7,5%, Groupama con il 4,9%, Mediolanum con il 3,5%, la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna al 2,9%, Benetton al 2,2% e Fininvest al
2,1%, oltre alla banca centrale cinese con il 2%.

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