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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2014 alle ore 11:59.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2014 alle ore 15:26.

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I mercati (nel breve periodo) sono così: una settimana va tutto male e pare che debba andare ancora peggio (la scorsa settimana Piazza Affari ha perso il 7,4%). La settimana successiva gli stessi fattori/paure che fino a qualche ora prima sembravano pre-apocalittici (petrolio, rublo, ecc.) si sgonfiano. E tornano gli acquisti.

Come mai? Semplice: la speculazione moltiplica i guadagni quando la volatilità è alta. Se i titoli si muovessero ogni giorno dello 0,1% sarebbe molto più difficile monetizzare le attività di trading. Resta il fatto che siamo entrati nelle ultime due settimane dell’anno che, statisticamente, sono favorevoli per i listini azionari. Senza prenderla troppo alla larga, negli ultimi 10 anni il Ftse Mib è salito nove volte su 10 da metà dicembre a San Silvestro, il Dow Jones statunintese ha fatto bene nel 80% dei casi. Sarà anche così quest’anno?

Le premesse sono favorevoli. Perché ieri sono arrivate due notizie “rialziste”. La Federal Reserve, nell’ultima riunione dell’anno, ha scacciato l’ipotesi di un rialzo a breve (entro aprile 2015) dei tassi. Il governatore Yanet Yellen ha usato la parola «pazienza», oltre a riconfermare il «considerevole» periodo di tempo prima di un rialzo dei tassi. Rialzo che sposterebbe capitali dal settore azionario all’obbligazionario e che quindi è “malvisto” dalle parti di Wall Street. Non a caso ieri l’indice Dow Jones ha messo a segno un roboante rialzo (+1,69%) festeggiando l’atteggiamento espansivo della Fed.

La seconda notizie favorevole ai mercati arriva dall’Europa. La Bce ha aperto al quantitative easing, ovvero all’ipotesi di acquistare titoli di Stato dell’Eurozona per immettere nuova liquidità nel sistema. La reazione è stata immediata: questa mattina i tassi decennali dei bond govnernativi dell’Eurozona stanno aggiornando a cascata i minimi storici (BTp all’1,94%, Bund allo 0,62%, ecc.). E corrono anche le Borse con rialzi vicini al 2%.

Mentre, sempre sul fronte delle notizie capaci di spostare l’umore degli investitori, si attendono nuovi dettagli dalla Russia (il rublo sta recuperando terrendo dopo la caduta delle ultime settimane dopo nuove misure annunciate dalla Banca centrale russa ma siamo lontanissimi dal poter dire che la crisi è rientrata) e dalla Grecia (gli investitori temono che dalle elezioni presidenziali in corso la maggioranza di governo non riesca ad esprimere il proprio candidato, il che porterebbe ad elezioni anticipate che nei sondaggi vedono in vantaggio Syriza, partito favorevole alla rinegoziazione del debito). Senza dimenticare il terzo focolaio, il prezzo del petrolio in caduta libera che sta alimentando tensioni geopolitiche e una guerra di nervi tra Usa, Opec (l’Organizzazione dei principali produttori di petrolio) e Russia.

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