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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2014 alle ore 17:42.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2014 alle ore 12:42.

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Sono passati più di due anni dal grande tonfo. Il mercato era cambiato e, a parte una piccola nicchia di fissati per la fotografia analogica, la pellicola era morta. Così Kodak nel gennaio 2012 aveva gettato la spugna: aveva fatto ricorso al chapter 11, entrando in amministrazione controllata. Ma non era solo una questione legata al passato. Il gruppo fondato a Rochester, New York, nel 1888 era stato distrutto dalla concorrenza dei marchi giapponesi, ma soprattutto non era riuscito a rinnovarsi. Così aveva cessato la produzione delle fotocamere digitali, venduto la maggior parte dei suoi brevetti (a Google e Apple tra gli altri) e licenziato oltre 8mila persone.

Adesso l'icona delle immagini del ‘900 ci riprova
E il prossimo mese al Consumer Electronics Show di Las Vegas presenterà uno smartphone Android che porterà il suo marchio e sarà prodotto dalla britannica Bullitt, che già possiede una linea di telefonini “indistruttibili” a marchio Caterpillar. Il cambio di direzione è contenuto in poche righe pubblicate sul sito di Bullitt, in cui si promette di conquistare una nuova nicchia di consumatori, in un mercato stanco e controllato da Apple e Samsung. In che modo? Proponendo un telefonino semplice da usare che mette al centro della sua missione la fotografia. Ma soprattutto Kodak cercherà di capitalizzare un nome che per 133 anni è stato sinonimo di fotografia popolare, dando per prima la possibilità a tutti di scattare immagini a prezzi contenuti. Proprio su questo passato glorioso Kodak cercherà di fare leva per conquistare nuovi clienti.

Insieme allo smartphone (di cui si sa ancora poco) il gruppo presenterà un tablet e una fotocamera connessa a Internet. Tutti i prodotti promettono di “fornire un software di prima classe per la gestione delle immagini e per la loro condivisione”. La mossa potrebbe essere una delle ultime chance per ripartire, visto che nell'ultimo anno Kodak ha perso il 37,22%, con un capitale di mercato di 878 milioni di dollari.

Cosa produce oggi Kodak
Dopo la bancarotta, nel 2013 Kodak è tornata sul mercato con una cura dimagrante. Adesso ha circa 8mila dipendenti, ha appena aperto una sede in Europa e produce soprattutto stampanti ad alta risoluzione. Con il nome di Kodak Alaris invece vende scanner, pellicole, applicazioni per la gestione di immagini e macchine fotografiche usa e getta. Ma a sostenere il marchio ci sono anche le vendite dei brevetti, ne possiede più di 7.500: solo nell'ultimo trimestre il gruppo quotato a Wall Street ha incassato 51 milioni di dollari grazie ad accordi con altre aziende. Proprio attraverso la vendita delle proprietà intellettuali era riuscita a riemergere dall'amministrazione controllata, mettendo sul mercato brevetti per 525 milioni di dollari a colossi della Silicon Valley come Google, Apple, Adobe e Facebook tramite Intellectual Ventures, una delle società che possiedono il maggior numero di licenze degli Stati Uniti.

Il precedente Polaroid
Ma per molti il nuovo corso di Kodak potrebbe essere un fallimento. Soprattutto dopo l'esperienza di Polaroid che come il gruppo di Rochester era stata soffocata dalla fotografia digitale. Proprio Polaroid nel 2001 era entrata in amministrazione controllata e negli anni successivi aveva venduto gran parte delle sue divisioni. Nel 2013 ha lanciato una linea di tablet (tra i meno costosi sul mercato) che non saranno di certo ricordati come le mitiche pellicole per foto istantanee. Anche per Kodak le possibilità di successo sono molto ridotte, dicono diversi analisti. Ed è molto più probabile che i nuovi dispositivi diventino un modo per ricordare (con un po' di malinconia) quanto quelle scatolette gialle siano state importanti per tutti noi. E quanto quel periodo sia ormai finito.

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