Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2015 alle ore 13:13.
L'ultima modifica è del 05 aprile 2015 alle ore 15:57.

My24
(Afp)(Afp)

Dov'è la partita? I mercati azionari europei hanno macinato nei primi mesi dell'anno nuovi record. L'indice Euro Stoxx 50 è salito del 17%, il Dax 30 tedesco è salito del 22% registrando il miglior quarto dal 2003. Il listino francese ha guadagnato il 18%, migliore performance dal 2009. Senza dimenticare Piazza Affari che con il 22,6% è seconda solo alla spumeggiante performance del Portogallo (+24,37%) che ha ricevuto un upgrade sull’outlook da parte di Standard and Poor's. Numeri eclatanti, agevolati dalla storica combinazione per l'Eurozona dell'effetto combinato di quantitative easing (l'iniezione monetaria della Bce), crollo del prezzo del petrolio (-50% dallo scorso giugno) e accenni di risveglio della ripresa economica.

Ma la partita, quella vera, non si sta giocando in Borsa. Il mercato da tenere sotto osservazione è, come spesso accade, quello delle valute. Il primo a riflettere i disegni di politica monetaria d parte delle banche centrali e il primo a segnalare eventuali allarmi futuri. Questo mercato ci dice oggi che il dollaro dalla scorsa estate ha vestito i panni del Re del globo, attraverso una spettacolare e praticamente indifferenziata rivalutazione sulle altre divise. Negli ultimi 12 mesi il biglietto verde si è apprezzato del 40% sul real brasiliano, del 60% sul rublo russo, del 22% sulla lira turca, del 15% su rupia indonesiana e peso messicano, del 23% sullo zloty polacco. Marcato l'apprezzamento anche sulle divise di aree economiche più forti: un dollaro oggi, rispetto a un anno fa, vale il 15% in più di uno yen, il 12% in più di una sterlina e il 26% in più di un euro.

Numeri straripanti, confermati da quanto sta accadendo da inizio anno quando il biglietto verde ha guadagnato il 19% sul real brasiliano, il 5% sulla sterlina e il 10% sull'euro. Per la divisa unica è stato il “peggior” trimestre della storia. Segno che la politica di svalutazione portata avanti dalla Bce attraverso il “qe” sta sortendo il primo effetto sperato (tirare giù l'euro) nella speranza che si realizzi il vero, dichiarato, obiettivo (riportare su l'inflazione). Ma perché sta salendo così tanto il dollaro? Perché la Federal Reserve ha smesso, dopo cinque anni consecutivi in cui ha varato tre potenti manovre di quantitative easing, di iniettare biglietti verdi sui mercati. Non solo, si appresta dopo sette anni di astinenza ad alzare i tassi. C'è chi ipotizza giugno, settembre, chi ottobre. Certo, i dati sulla disoccupazione diffusi venerdì (gli Usa hanno creato a marzo solo 126mila posti contro i 245mila stimati) hanno deluso gli investitori favorendo un rimbalzo dell’euro fino a 1,1 dollari. Ma è ormai solo questione di tempo: i mercati stanno iniziando a prezzare uno scenario di rialzo dei tassi americani. Cosa accadrà dopo?

La storia ci dice che le strette monetarie negli Usa hanno spesso avuto effetti traumatici . Senza andare troppo lontano, la bolla subprime è scoppiata proprio quando l'allora governatore della Fed, Alan Greenspan, preoccupato per un surriscaldamento dell'economia, rialzò i tassi dall'1% del 2004 al 5,5% del 2006. A quel punto il castello dei mutui a tassi variabili subprime concessi a tassi bassi tra il 2002 e il 2004 e dei derivati annessi ci ha messo un paio d'anni per crollare, culminando con il fallimento di Lehman Brothers nel 2008.

Andando più indietro, le violente strette monetarie operate da Paul Volcker a fine anni '70 e a inizio anni '80 mandarono nel pallone i Paesi emergenti e i loro debiti in dollari, insostenibili con un biglietto verde più forte. Più di recente, nel 2013, i mercati emergenti sono nuovamente finiti sotto pressione quando la Fed ha comunicato che stava considerando la progressiva riduzione (tapering) dell'entità degli acquisti effettuati nel quadro del terzo programma di quantitative easing. I precedenti fanno paura. Cosa accadrà al prossimo giro?

Si calcola ora che nei debiti dei Paesi emergenti ci sia una bolla inesplosa di 9mila miliardi di dollari. È un punto sollevato anche dal presidente dell’Fmi, Christine Lagarde, che ha ammonito sui rischi di instabilità finanziaria. Oggi ci troviamo in una situazione potenzialmente più esplosiva rispetto alla crisi subprime, e in parte è figlia delle toppe inadeguate utilizzate per uscire dalla crisi finanziaria mondiale. Perché non è affatto normale un mondo dove da sette anni la Fed continua a tenere a zero i tassi. E non è affatto normale che la Fed non sia un caso isolato. Con forte ritardo la Bce ha prima portato i tassi a 0 (settembre 2014) e poi varato anch'essa un piano di quantitative easing (marzo 2015) che è in pratica l'arma di ultima istanza per una banca centrale, azionata quando non può più agire sui tassi.

La mossa della Bce ha a sua volta innescato la reazione di altre banche centrali europee (ma di Paesi che non utilizzano l'euro come la Svizzera e la Danimarca) costrette a spingere i tassi sottozero pur di impedire una forte rivalutazione della propria valuta nei confronti dell'euro, in caduta dopo la mossa svalutativa della Bce di immettere nuova moneta al ritmo di 60 miliardi di euro al mese almeno fino a settembre 2016. Da inizio anno ben 24 banche centrali hanno tagliato i tassi. È evidente, quindi, che ci troviamo in una nuova era, l'era glaciale della finanza. Le principali banche centrali, a furia di non affrontare gli eccessi degli ultimi anni della finanza (ad esempio evitando riforme nella direzione di una separazione tra banche tradizionali e banche di investimento) hanno assecondato le svariate bolle che la finanza privata ha creato, finendo anch'esse in bolla, ad armeggiare con tassi azzerati e manovre di iniezione monetaria per contrastare il rischio deflazione globale che ne è scaturito.

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi