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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2015 alle ore 17:40.
L'ultima modifica è del 18 aprile 2015 alle ore 09:54.

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Lo stallo nelle trattative tra Atene e i suoi creditori continua a preoccupare i mercati finanziari. Altissima la tensione sui rendimenti dei titoli greci che hanno superato il 26% sulla scadenza biennale, livello che non si vedeva dall’ultima ristrutturazione del debito. Per contro sui bond governativi tedeschi, bene rifugio per eccellenza, ci sono stati fortissimi acquisti. Il rendimento del decennale tedesco è ormai orientato verso quota zero (qui il grafico del tasso Bund a 10 anni).

L’effetto contagio della Grecia si è visto sui titoli di altri Paesi “periferici” come Italia, Spagna e Portogallo i cui tassi sono nettamente risaliti. Ne risulta che il differenziale Bund BTp sia in rialzo e abbia toccato i 146 punti, ai massimi da novembre, per poi ripiegare (qui il grafico dello spread). Sul mercato valutario intanto prosegue la fase di ripresa dell’euro (qui l’andamento del cambio).

Dopo i ribassi di giovedì anche nell’ultima seduta della settimana sull’azionario l’andamento è prevalsa l’incertezza con gli indici tutti in forte calo (qui i principali listini continentali). Francoforte ha ceduto il 2,65%, Piazza Affari il 2,40%, Atene il 3 per cento. La flessione è stata particolarmente intensa nella seconda parte della mattinata. Dietro questa tempistica anomala potrebbe esserci il tilt dei terminali Bloomberg che ha tenuto bloccati gli ordini delle sale operative nella prima parte della mattinata.

Da quando la crisi del debito greco è esplosa nel 2009 più volte i mercati hanno pagato con la volatilità il prezzo dell’incertezza. Tutte le volte il finale più tragico, ossia l’uscita del Paese dalla moneta unica, è stato evitato in extremis perché all’ultimo minuto un accordo tra Atene i suoi creditori (pubblici e privati) è stato raggiunto. C’è chi scommette che alla fine anche questa volta si arriverà a un epilogo simile. Ma c’è anche chi fa notare che la situazione attuale è assai differente rispetto a quanto visto in passato.

In Grecia governa una forza politica (Syriza) che rifiuta in toto la logica “aiuti in cambio di austerity” che è alla base dei precedenti piani di salvataggio. Da parte dei creditori invece è maggiore la tentazione di lasciare Atene al proprio destino contando sul fatto che oggi l’Europa può contare su strumenti che renderebbero l’opzione “Grexit” meno traumatica che in passato.

Chi avrà ragione tra ottimisti e pessimisti? È ancora presto per dirlo ma di certo la situazione delle finanze pubbliche di Atene resta precaria e c’è il rischio che il Paese non possa fare fronte ai debiti in scadenza. Il calendario di maggio è particolarmente impegnativo visto che tra l’8 e il 15 maggio andranno a scadenza 2,8 miliardi di euro in titoli a breve scadenza mentre il 12 maggio il governo dovrà rimborsare 760 milioni al Fondo monetario internazionale. Senza contare la spesa per pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici di fine aprile.

Più si avvicinano queste scadenze più cresce il nervosismo sui mercati. Specie quando sulla stampa escono indiscrezioni, come quella uscita giovedì sul Financial Times, su un’informale richiesta di ritardare i pagamenti che il governo Tsipras avrebbe fatto al Fondo monetario internazionale.

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