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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2015 alle ore 09:19.
L'ultima modifica è del 27 maggio 2015 alle ore 18:07.

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Un campanello d’allarme seguito da una rassicurazione, una fonte che dà per imminente un accordo e un’altra che fredda gli entusiasmi. La crisi di Atene è da sempre caratterizzata da questi “stop and go”. E le notizie uscite in questi giorni dimostrano come il copione non sia cambiato più di tanto.

E così l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Nikos Voutsis, che ha dichiarato candidamente che Atene non rimborserà nessuna delle quattro rate del prestito con il Fmi in scadenza a giugno, oggi è stato in qualche modo attanuato dalle dichiarazioni rilasciate da una fonte anonima del governo greco alla Reuters secondo cui Atene e i creditori riuniti nel “Brussels Group” avrebbero iniziato a scrivere i dettagli tecnici di un accordo. Il testo, stando alla fonte della Reuters, non prevedrebbe tagli ai salari e alle pensione e indicherebbe un obiettivo di surplus primario più basso rispetto ai precedenti accordi.

Nonostante in serata il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis abbia negato che un accordo in tal senso sia ad un passo dall’essere concluso, l’indiscrezione ha comunque alimentato un certo ottimismo tra gli investitori contribuendo alla positiva performance dei mercati azionari e obbligazionari. Le Borse, reduci da tre giornate di ribassi, hanno messo a segno forti rialzi. Soprattutto sulle piazze dei Paesi periferici con Atene che ha guadagnato oltre il 4%, Milano il 2,29%, Madrid l’1,26% mentre Parigi e Francoforte hanno messo a segno un rialzo dell’1,95 e dell’1,26% rispettivamente.

Sul mercato obbligazionario gli investitori hanno privilegiato i titoli dei Paesi periferici a quelli a maggior merito creditizio. Il tasso del Btp decennale dopo una mattinata passata oscillando tra 1,90 e 1,96% nella seconda parte della seduta è crollato fino a un minimo dell’1,83 per cento. Il differenziale di rendimento con gli analoghi Bund tedeschi dopo una mattinata in area 138-140 nelle ultime ore di contrattazione è piombato a 130 punti punti base. In forte calo i rendimenti dei titoli di Stato greci: il decennale che martedì aveva chiuso all’11,68% ieri è sceso fino all’1,49 per cento.

La notizia ha avuto un impatto al rialzo anche sulle quotazioni della moneta unica. Dopo una prima parte di giornata in calo fino a un minimo di 1,082 dollari l’euro ha riguadagnato la soglia di 1,09. Un rialzo che, a differenza di quanto spesso avvenuto nell’ultimo mese, non ha avuto correlazioni negative sui corsi di azioni e titoli di Stato.

Si vedrà nei prossimi giorni se l’indiscrezione di oggi sarà la verità di domani o l’ennesimo fuoco di paglia. Nel frattempo gli investitori fanno i conti con le nuove previsioni del “re dei bond” Bill Gross. L’ex numero uno di Pimco, oggi a Janus Capital, circa un mese fa aveva detto che scommettere al ribasso sul bund tedesco è «l’occasione di una vita». Un consiglio più che azzeccato a giudicare dall’andamento del rendimento decennale tedesco che a metà aprile sembrava orientato a scendere sotto zero e oggi ha riguadagnato la soglia del mezzo punto percentuale. Oggi Gross ha rincarato la dose sostenendo che, agli attuali livelli, il tasso tedesco risulta a sconto di circa 100 punti base. Se i mercati lo seguiranno così come hanno fatto nell’ultimo mese è logico aspettarsi ancora turbolenze sui titoli di Stato europei. Sulle lunghe scadenze in primo luogo.

Sul breve i tassi restano «schiacciati» grazie all’effetto del Qe. La conferma in questo senso è arriva dall'asta di BoT semestrali che ha visto il Tesoro raccogliere 6 miliardi di euro con un rendimento lordo dello 0,004%. Buona la domanda: l'andamento della domanda: il rapporto tra domanda e offerta (Bid to cover ratio) si è attestato a 1,94 da 1,80 dell'asta di aprile.

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