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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2015 alle ore 23:02.

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(Afp)(Afp)

Cinque anni fa come preda, oggi come predatore. Potash Corp of Saskatchewan, leader mondiale del potassio, è di nuovo protagonista di una scalata nel mondo dei fertilizzanti. Il gruppo, che il Governo canadese aveva sottratto al takeover da 39 miliardi di dollari di Bhp Billiton, ha messo gli occhi sulla tedesca K+S, alla quale ha confermato di aver sottoposto una «proposta privata per negoziarne l’acquisizione».

«Non c’è nessuna certezza che alla fine faremo un’offerta, né sulle condizioni alle quali potremmo farla», ha precisato Potash Corp. Ma le indiscrezioni di stampa concordano che si starebbe parlando di circa 8 miliardi di euro, ossia di un prezzo di 40-41 euro per azione, superiore di oltre il 40% rispetto ai valori di borsa di giovedì e della media mobile ponderata degli ultimi sei mesi, ma comunque - a quanto si dice - considerata insufficiente dai tedeschi, che pubblicamente si sono limitati a dire che stanno «valutando le opzioni disponibili».

Per il settore minerario sarebbe l’operazione più grande dalla fusione da 30 miliardi tra Glencore e Xstrata nel 2012 e la prima di un certo peso durante l’attuale ciclo ribassista delle materie prime. Si tratterebbe anche del primo takeover straniero di un’azienda quotata sul listino principale di Francoforte da quando nel 2005 Unicreditrilevò Hvb.

Lo scetticismo sulle possibilità di successo dei canadesi è tuttavia diffuso: nel 1997 la stessa Potash Corp aveva già provato una prima volta ad acquistare K+S, allora controllata da Basf, scontrandosi col veto del Governo tedesco. L’opposizione oggi rischia di essere addirittura maggiore, perché c’è il sospetto che Potash Corp, una volta inglobata K+S, voglia chiuderne le attività in Germania, dove i costi di produzione sono molto alti, mettendo a rischio 40mila posti di lavoro, tra dipendenti e indotto

Rispetto a 5 anni fa, quando Bhp aveva tentato la scalata a Potash Corp, le condizioni del mercato del potassio sono peggiorate drasticamente: allora le acquisizioni si facevano per espandersi, oggi la logica appare difensiva.

La domanda non si è sviluppata al ritmo che si era previsto, mentre sul lato dell’offerta non solo si è investito troppo - creando un eccesso di capacità estrattiva - ma due anni fa c’è stata l’imprevista rottura del duopolio che un tempo controllava due terzi del commercio globale del fertilizzante: la Belarusian Potash Company (Bpc), joint venture che vendeva per conto della bielorussa Belaruskali e della russa Uralkali, si è disgregata con l’uscita di quest’ultima.

Un’analoga joint venture - la Canpotex, che riunisce i grandi produttori nordamericani Potash Corp, Agrium e Mosaic - è tuttora in piedi, ma oggi controlla a malapena un terzo delle forniture di potassio, non abbastanza per riuscire a risollevarne il prezzo, che langue intorno a 300 $/tonnellata, sui minimi da 5 anni e oltre il 30% in meno rispetto ai record del 2011.

Se Potash Corp riuscisse ad acquistare K+S, Canpotex entro il 2017 potrebbe risalire al 44% della capacità di produzione mondiale di potassio, stima Scotiabank: una fetta di mercato superiore a quella oggi controllata dell’Opec per il petrolio. La società tedesca sta infatti ultimando proprio in Canada lo sviluppo del deposito di Legacy, che tra in paio di anni le consentirà di aumentare la sua produzione dagli attuali 7 a 9 milioni di tonnellate l’anno.

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