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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2012 alle ore 06:42.

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Il giudizio
PUNTI DI FORZA 1 - INTERNAZIONALIZZAZIONE
L'Italia resta il principale esportatore mondiale di collant (il secondo è la Cina). Il distretto mantiene una quota di mercato del 70% sul mercato della calzetteria dei Paesi Ue e del 30% tra gli extra Ue. Tra i principali mercati, la Russia e la'rea dell'Europa dell'est, l'Europa del nord, la Gran Bretagna, Isreaele, l'Australia e gli Usa. Per soddisfarli, negli anni '90, vi è stata una forte delocalizzazione poduttiva.

2 - CAPACITÀ COMMERCIALE
Nonostante i grandi gruppi siano pochi e la gran parte siano piccole e medie imprese, il distretto può contare su numerosi e riconoscibili marchi. Copre le esigenze dell'alta moda come della grande distribuzione o delle nicchie delle calze medicali. Si sta lavorando a una certificazione Italian Legwear che garantisca il prodotto all'estero per qualità, design e diritti del lavoro e dell'ambiente. BUONA

3 - INNOVAZIONE
Negli ultimi venti anni anni l'innovazione sul tessuto ha portato a calze molto più resistenti (e quindi a venderne di meno). Si continua a fare innovazione, come l'utilizzo di microcristalli minerali bioattivi per contrastare la cellulite, conferire freschezza agli arti o nel campo delle elastocompresse ad uso medicale. Con il calo dei margini diventa più difficile investire nella sperimentazione e nella pubblicità finalizzata alla vendita. DISCRETA
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PUNTI DI DEBOLEZZA 1 - ALLEANZE STRATEGICHE
Da venti anni a oggi c'è stata un trend costante nella concentrazione di più fasi produttive dentro le singole imprese e un processo di crescita dimensionale delle aziende. Le imprese si sono dimezzate, da 440 a circa 220. La delocalizzazione è avvenuta in ordine sparso.
I big, tra cui Goldenlady, Filodoro, Csp, hanno acquisito più marchi. Ma molte aziende piccole, così come gran parte dei laboratori artigianali e dei terzisti, sono scomparsi. BASSA

2 - OCCUPAZIONE
L'occupazione nel distretto è in progressiva diminuzione. Se venti anni fa i dipendenti diretti erano circa 8mila oggi se ne contano 6mila. Non trascurabile l'elevata automazione, dalla tessitura al confezionamento. Ma il tracollo è avvenuto soprattutto nell'artigianato e nell'indotto. Le aziende, in quest'ultimo triennio, hanno fatto ricorso alla cig e alla riduzione e alla cancellazione dei doppi turni. SCARSA
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3 - ATTRATTIVITÀ
Sebbene il sistema Paese mostri i soliti handicap competitivi (burocrazia, fisco, costo del lavoro), il distretto ha la peculiarità di essere estremamente energivoro. Uno dei principali ostacoli ad ampliare la produzione in loco è il costo dell'energia, sia elettrica che gas, utilizzata per far funzionare gli impianti, soprattutto, di finissaggio, tintura e stiratura. INSUFFICIENTE

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