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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 12:30.
Rischi per la salute non ce ne sono. Ma la frode, unita al danno economico e di immagine, sta già producendo un cocktail amaro per l'Italia. La carne di cavallo trovata nei giorni scorsi in diverse confezioni di prodotti Findus in vendita in Gran Bretagna – prodotti che invece avrebbero dovuto contenere solo carne bovina – ha già fatto scattare un'emergenza in tutta Europa. A questo proposito Findus Italia, che ha acquistato pagine pubblicitarie sui principali quotidiani italiani, precisa di essere estranea all'utilizzo di carne equina dal momento che la divisione italiana risponde a logiche indipendenti rispetto alle divisioni Findus degli altri Paesi,
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Il problema, ricorda oggi la Coldiretti, è che «gli alimenti sotto accusa richiamano esplicitamente al Belpaese con le lasagne, i cannelloni e gli spaghetti alla bolognese, senza alcun legame con il sistema produttivo nazionale, ma frutto di un vorticoso carosello commerciale all'interno dell'Europa».
In Italia importate 30mila tonnellate di carne di cavallo
L'anno scorso in Italia sono stati importate circa 30mila tonnellate di carne di cavallo, asino o mulo proveniente soprattutto dalla Polonia, ma anche da Francia e Spagna. Mentre dalla Romania, paese dal quale sarebbe arrivata la partita incriminata di carne equina, nel 2012 l'Italia ha importato poco più di 1.000 tonnellate. Al di là dei quantitativi importati, osserva la Coldiretti, il fatto va ricondotto a un giro di falso made in Italy che ormai ha superato i 60 miliardi di euro. Da qui la necessità di «estendere l'obbligo in etichetta della provenienza di tutti i diversi tipi di carne consumati, trasformati o utilizzati come ingredienti. Un obbligo, sottolinea l'organizzazione agricola, che la legislazione comunitaria prevede solo per la carne bovina dopo l'emergenza mucca pazza del 2001, ma non ancora per le carni di maiale, pollo, coniglio e, appunto, cavallo. «Lo scandalo della carne equina spacciata (e pagata) come bovina – aggiunge la Cia-Confederazione italiana agricoltori – conferma ancora una volta l'importanza di una completa tracciabilità di tutti i prodotti alimentari». Perché «solo così si possono realmente tutelare i consumatori europei, ma anche tutti gli allevatori e le aziende oneste che pagano in termini economici e d'immagine vicende come questa».
L'etichettatura all'origine è un potente argine
Sulla questione è intervenuto con una vena polemica anche il presidente della commissione Agricoltura della Camera, Paolo Russo. «L'Europa dei banchieri – ha affermato – preferisce inquinare il mercato con i prodotti finanziari tossici piuttosto che dare il via libera a provvedimenti che, come l'etichettatura dei prodotti d'origine, costituiscono un potente argine contro casi come quelli esplosi in questi giorni».
La Ue stempera i toni e rassicura i cittadini
Intanto l'Unione europea prova a stemperare i toni e a rassicurare i cittadini. «La questione dei prodotti surgelati contenenti carne di cavallo invece che di manzo – ha riferito la Commissione – non costituisce un caso di sicurezza alimentare, e pertanto la sua soluzione non è di competenza dell'Ue». «Non siamo di fronte a una situazione di pericolo per la salute – ha aggiunto Frédéric Vincent, portavoce del commissario alla Sanità e alla Politica dei consumatori, Tonio Borg – siamo di fronte a un problema di etichettatura. La carne non è stata etichettata correttamente». Le autorità europee hanno comunque convocato per domani a Bruxelles un vertice sulle dinamiche della vicenda e il tema della tracciabilità alimentare.
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