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Legge fa rotta sugli affari

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:28.

La vera incognita si chiama avvocatura. In un Paese che conta 230mila legali, sette volte quelli in attività in Francia, l'approdo alla professione di avvocato è stato il percorso più naturale per chi si è fin qui iscritto giurisprudenza.

Ma nella riforma forense in discussione in Senato, quello della riduzione dei nuovi professionisti attraverso esami di Stato più selettivi (niente codici commentati, ad esempio) è un punto cardine. Cosa significherà in concreto in termini numerici non si può ancora prevedere, ma di certo conviene sapere che cos'altro si può fare con una laurea in legge in mano.

Le altre due carriere classiche, quelle di magistrato e di notaio, non hanno restrizioni in vista. Per i notai, anzi, lo scorso dicembre lo spazio, per quanto strettissimo, si è allargato un po'. Le sedi notarili, infatti, sono aumentate da 5.312 a 5.779. «L'ampliamento del numero di notai è stato chiesto dal notariato al ministero della Giustizia, nell'ottica di dare più possibilità ai giovani. Ogni anno invitiamo inoltre il ministero a indire dei concorsi», afferma Paolo Piccoli, presidente del Consiglio nazionale del notariato. Ogni dieci anni diventano notai circa 10mila aspiranti, dopo un praticantato impegnativo (si veda la scheda in basso) e un esame in cui il 95% dei candidati viene respinto.

Al di là di questi sbocchi ci sono le opportunità nel mondo pubblico e privato. Per chi si ferma alla laurea triennale, le potenzialità sono abbastanza ridotte: soprattutto si tratta di assunzioni come consulenti da un privato o concorsi per entrare nella pubblica amministrazione.

Chi prosegue con la specialistica ha maggiori possibilità di scelta, anche perché la laurea in legge viene solitamente paragonata a un "coltellino svizzero" che assolve diverse funzioni. La lama, però, appare un po' spuntata. «Secondo quanto emerge dal nostro osservatorio la laurea in giurisprudenza non risulta tra le più appetibili per il mondo del lavoro in questo momento storico, perché prevalgono figure scientifiche e specializzate – dichiara Gennaro delli Santi Cimaglia, presidente di Assolavoro, l'associazione nazionale delle agenzie per il lavoro –. Tuttavia, per chi ha questo titolo di studio delle opportunità si aprono negli uffici legali aziendali per occuparsi di gare, contrattualistica, gestione e recupero credito. Oppure, ancora, come impiegati amministrativi, impiegati per uffici del personale, oltre al percorso di abilitazione per diventare consulenti del lavoro».

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Ci sono poi la pubblica amministrazione, la carriera diplomatica, l'insegnamento e la figura di consulente legale per i privati. Non è però una strada rettilinea. I responsabili amministrativi, per esempio, sono meno richiesti che in passato e gli uffici legali delle aziende sono ridotti all'osso. «Negli anni passati c'era stato un interessante ritorno a un modello aziendale degli anni Ottanta, con uffici legali strutturati, ma ora queste posizioni sono sparite» spiega infatti Gilberto Marchi, presidente di Assores, Associazione italiana delle società di ricerca e selezione. «Le lauree in giurisprudenza – continua Marchi – sono usate per profili più generalisti, rispetto ai laureati in economia: possibili sbocchi sono gli uffici delle risorse umane, le attività di contrattualistica aziendale, ma anche le aree commerciali e di marketing. Va anche detto che negli ultimi anni si è affermata, tra i reclutatori del personale, una visione secondo la quale chi non proviene da un percorso preciso può emergere per caratteristiche personali o per una motivazione forte».

Se questo non bastasse, ci sono i percorsi post-laurea: «Un'ampia quota dei laureati in giurisprudenza sceglie di seguire dei master di specializzazione. – dice delli Santi Cimaglia –. Fra i più gettonati figurano quelli per la gestione delle risorse umane e in diritto del lavoro. Aumentano coloro che sull'onda della green economy seguono master in diritto dell'ambiente per accedere a posizioni come "esperti in normative delle energie rinnovabili", che le aziende richiedono e faticano a trovare sul mercato». Secondo gli ultimi dati di Almalaurea, a un anno dalla laurea specialistica lavora il 19% di chi ha frequentato giurisprudenza, con una retribuzione media di 957 euro. Dopo cinque anni, conclusi quindi gli eventuali tirocini, la percentuale di occupati sale all'83,1% e lo stipendio a 1.187 euro.