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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 08:50.
Più professionalizzazione, più scienze umane, più rapporto con la medicina a generale. Queste le "linee guida" che dal prossimo anno accademico 2010-2011 caratterizzeranno la facoltà di medicina. E questa è anche la conseguenza della prima applicazione dal 2010-2011 delle novità rese possibiligrazie al decreto del ministero dell'Università 204/2004 che ha previsto un cambio di rotta per le lauree a ciclo «3+2» ma dal quale anche quelle a ciclo unico hanno potuto trarre vantaggi.
E gli studenti troveranno anche un nuovo "professore" nelle loro aule: il medico di medicina generale. Obiettivo è migliorare non solo l'insegnamento dei sei anni, ma anche i corsi post-laurea di medicina generale che organizzano le Regioni perché questa branca non resti un "ripiego" di chi non arriva alle scuole di specializzazione, ma sia un must, tenendo presente che si va sempre di più verso la medicina del territorio e che questa acquista sempre maggiore importanza anche per questioni di economia sanitaria e di scala: portare tutti i pazienti in ospedale è costoso e non serve e l'ospedale deve restare luogo di alta specialità, mentre i cittadini devono trovare risposte adeguate ai loro bisogni di salute sul terriotorio e devono averle proprio e soprattutto dai medici di base.
In più, le scienze umane insegneranno ai futuri medici ad avere un diverso (e migliore) rapporto con il paziente, oggi molto sfumato rispetto al passato, e le attività professionalizzanti si tradurranno in una pratica a tutto campo che sarà al cento per cento dell'attività dell'ultimo anno, ma che già dal terzo anno metterà gli studenti al lavoro "al letto" del malato.
Ricercatori
Ma le novità non finiscono qui. «Stiamo mettendo in piedi all'interno del corso di laurea percorsi di eccellenza per scovare le vocazioni a fare il ricercatore e il professore universitario a medicina» spiega Andrea Lenzi, presidente dei corsi di laurea in medicina e del Consiglio universitario nazionale (Cun). «Dal terzo-quarto anno identificheremo gli studenti più meritevoli e l'idea è di chiedere loro uno sforzo maggiore, stando di più in laboratorio e seguendo trial di ricerca e sperimentazione dei farmaci». «C'è poi la volontà di portare un anno del dottorato di ricerca che nella facoltà di medicina ora è solo post-laurea all'ultimo anno di corso, perché il medico, invece di avere tre anni di dottorato da fare una volta laureato, possa averne solo due ed essere "dottore in ricerca" più in fretta», aggiunge Lenzi, secondo il quale queste due novità fanno dei corsi di medicina italiani i «migliori d'Europa».