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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2010 alle ore 06:40.
La cronistoria dell'esame sospeso
Le tracce "incriminate"
Nessuna malafede, piuttosto faciloneria
Colpito il prestigio della categoria
Sarà il ministero della Giustizia a decidere se e cosa salvare del più disastrato concorso notarile dall'Unità d'Italia. Dopo la bagarre di venerdì, la commissione ha sospeso tutto e ha mandato il verbale in via Arenula. La palla è passata quindi al ministro Angelino Alfano, anche se è molto difficile che si possa rimediare al pasticcio.
Il Codacons, intanto, ha fatto sapere che promuoverà un'azione collettiva, una class action alla quale potranno aderire tutti i partecipanti al concorso che si sentono parte lesa.
Il notariato, dal canto suo, appare ferito e in subbuglio, come provano centinaia di e-mail che esprimono un sentimento di vergogna e umiliazione. Il leit motiv è: «Siamo sempre stati considerati sacerdoti della legalità e delle regole e ora sembra che siamo passati dall'altra parte». Non è difficile leggere nell'emozione dei professionisti il riflesso del malessere generale sulla credibilità delle istituzioni, come dice il presidente del Consiglio nazionale, Giancarlo Laurini: «Premetto che è il ministero a organizzare il concorso e la Commissione è sovrana nella gestione, tanto che ha annullato la prova, anche se la maggioranza dei candidati voleva continuare. Ma quanto è accaduto, nella corsa alla dissacrazione delle istituzioni oggi in atto, è un vero uppercut». E in effetti la risonanza mediatica del fatto, forse originato da sciatteria e non da dolo, va anche vista in relazione al disastro d'immagine di molto di ciò che ha a che fare con lo stato e la sua autorità. Che è incarnata anche dai notai.
Insomma, non ci voleva. La prima domanda, quindi, è: come è potuto accadere? «I membri della commissione si incontrano un paio di giorni prima delle prove – dice un commissario di alcuni anni fa - si affiatano e scambiano qualche idea. Poi ragionano, anche sulla scorta di elaborati o esercizi precedenti, e verso le sei del mattino del giorno della prova arrivano con delle proposte di traccia. Queste vengono confrontate e discusse e ciascun commissario porta il suo contributo, sino ad arrivare a tre tracce che vengono poi chiuse in busta. Una è scelta da un candidato e diventa la prova d'esame». Sembra quindi impossibile che la commissione prenda a scatola chiusa quel testo preconfezionato, che sarebbe stato proposto da uno dei sei notai membri. Eppure esattamente questo è accaduto giovedì mattina. La sera si diffonde la scoperta che la traccia era già nota a centinaia di candidati e la mattina di venerdì (si veda la scheda nella pagina) scoppia la protesta. Che per alcuni era stata preordinata: «La polizia penitenziaria ha identificato i più facinorosi che hanno impedito la prosecuzione del concorso e che verranno denunciati per interruzione di pubblico servizio», ha detto un membro della commissione.