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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2013 alle ore 08:49.

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Nonostante qualche caso d'eccellenza e qualche sperimentazione innovativa, il sistema dell'edilizia pubblica o il social housing, nell'accezione oggi diffusa, resta cronicamente in affanno.
Questo spiega l'intervento del governo, che con il decreto Imu ha anche voluto alleviare il carico fiscale sugli edifici a destinazione sociale (promossi da ex Iacp, coop e soggetti provati) e sostenere le famiglie in difficoltà. Ma le criticità restano.
Prima di tutto nel soddisfacimento della domanda: Federcasa, l'associazione dei 99 ex-Iacp variamente denominati, conferma il numero di 600mila famiglie in lista per ottenere un alloggio. Parliamo di alloggi popolari a basso canone, sovvenzionati interamente con fondi pubblici.
Anche sul fronte della gestione, il settore fa acqua. È complessivamente incapace di spendere le risorse assegnate. Un esempio? Per realizzare interventi di edilizia sovvenzionata, cioè gli alloggi per i più poveri, c'è ancora un bel gruzzolo di risorse non spese. Si tratta di circa 1,6 miliardi di fondi cosiddetti ex-Gescal, dal 2001 nella disponibilità delle Regioni. E che le regioni spendono con il contagocce, secondo quanto si evince dai report della Cassa depositi e prestiti, che custodisce questi soldi. Più precisamente sul conto corrente n.20128/1208 di Cdp figurano 1,646 miliardi (risorse di competenza, di cui 961 milioni di cassa). Il fatto che da 12 anni le Regioni hanno ancora in cassa tutti questi soldi significa che è mancata la capacità di spesa e di programmazione.
Peraltro le Regioni sono già state convocate, questo settembre, dal ministero delle Infrastrutture per «una verifica di tutto lo stato di avanzamento e di attuazione dei programmi finanziati dallo Stato», come spiega Costanza Pera, direttore delle Politiche abitative di Porta Pia. Un redde rationem che non riguarderà tanto i fondi ex Gescal (di pertinenza regionale) ma quelli dello Stato e che potrebbe preludere a una rivisitazione del sistema delle politiche abitative.
L'ultimo scricchiolio "di sistema" proviene da Milano, dove è esplosa la questione delle disastrate finanze dell'Aler (che è anche il più grosso ex-Iacp d'Italia, seguito dallo quello di Roma). Per ammissione dello stesso assessore lombardo Paola Bulbarelli, i debiti cumulati hanno superato il mezzo miliardo di euro, e la Regione deve mettere mano al portafoglio per scongiurare il collasso dell'ente.
Non solo le aziende casa non riescono a fare fronte all'emergenza, ma ora la crisi aggrava mali antichi, come l'incremento della morosità e l'occupazione indebita degli alloggi, anche da parte della criminalità.
Un solo dato, che riguarda Roma basta a rendere l'idea: gli alloggi occupati abusivamente nel 2012 sono stati 5.010; nello stesso anno lo Iacp della Capitale è stato in grado di liberarne solo 10. A Roma oltre il 10% di alloggi è occupato da abusivi, a Napoli siamo 7,2% e a Milano al 3,55% (fonte Federcasa).

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