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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 01:56.
L'ultima modifica è del 21 febbraio 2014 alle ore 08:24.

Da parte della difesa hanno preso la parola il Prof. Henri Bosly (docente emerito dell'Università di Lovanio) e l'Avv. Jean Pierre Spitzer (Avvocato a Parigi e Presidente del Comitato scientifico UAE) i quali hanno esaminato le previsioni della Proposta della Commissione con riferimento ai diritti dell'indagato.
In particolare l'art. 32 di tale Proposta (intitolato "Portata dei diritti degli indagati, degli imputati e altre persone coinvolte") stabilisce che le attività della Procura europea si svolgono nel pieno rispetto dei diritti degli indagati sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il diritto a un giudice imparziale e i diritti della difesa. Il problema è che per alcuni diritti di particolare rilevanza (diritto al silenzio e diritto alla presunzione di innocenza, diritto al patrocinio a spese dello Stato, diritto alla prova) si garantisce una tutela non a livello europeo, ma "conformemente al diritto nazionale".

Con riferimento poi alla ricerca e acquisizione della prova appare foriera di notevoli problemi la previsione secondo cui l'organo giurisdizionale di merito, ove ritenga che l'ammissione delle prove presentate dalla Procura europea non pregiudica l'imparzialità del giudice né i diritti della difesa sanciti dagli articoli 47 e 48 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, ammette tali prove al processo, anche se il diritto nazionale dello Stato membro in cui ha sede l'organo giurisdizionale prevede norme diverse per la raccolta e la presentazione delle prove.

Inoltre l'Avv. Fabio Cagnola (Avvocato a Milano e Membro UAE e IBA) ha osservato come manchi qualsiasi disposizione che attribuisca al difensore dell'indagato il diritto di svolgere attività di investigazione difensiva, con una evidente violazione del principio di parità delle parti, che è ormai previsto non solo dagli ordinamenti degli Stati membri, ma anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
Tale situazione, oltre a sacrificare i diritti della difesa, comporterebbe anche un rilevante nocumento per l'accertamento processuale, come ha rilevato l'Avv. Federico Cerqua (Università di Milano), che ha esaminato le ricadute applicative della disciplina con riferimento a un caso concreto, quello relativo al c.d. "calcio-scommesse".
Infine, la Prof.ssa Francesca Ruggieri (Università dell'Insubria – Como) ha saputo, come sempre, tirare sapientemente le fila dell'intensa giornata di lavoro, evidenziando che parallelamente alla costruzione della Procura europea è sempre più necessario creare la figura del difensore europeo.

* l'avvocato Lucio Camaldo è segretario del Centro Studi di Diritto Penale Europeo

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