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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 18:24.

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Appena aperto, è stato rinviato sine die il processo che nel tribunale di Nanterre lacera la famiglia proprietaria del megagruppo francese della cosmesi L'Oréal. In attesa della prossima udienza, resta nell'aria lo scandalo politico legato alla vicenda, che coinvolge il ministro del Lavoro francese, Éric Woerth e, di riflesso, l'intero governo e addirittura l'Eliseo, che oggi ha parlato addirittura di «caccia all'uomo». La vicenda giudiziaria ha avuto avvio quando le generosissime elargizioni fatte dalla ottantasettenne Liliane Bettencourt hanno cominciato a irritare sua figlia, Françoise Meyers.

Woerth, ha scritto oggi il sito Mediapart, avrebbe approvato, quando era ministro del Bilancio, un rimborso fiscale da 30 milioni di euro a favore della Bettencourt (di cui la moglie di Woerth curava la gestione delle fortune). Peraltro, scrive ancora il giornale online, Bettencourt non sarebbe stata mai visitata dal fisco francese nel corso degli ultimi quindici anni.

Madame Bettencourt, che ha ereditato da suo padre il pacchetto azionario di controllo dell'azienda di famiglia L'Oréal, secondo i calcoli della figlia avrebbe fatto regalie per un valore di un miliardo di euro all'amico François-Marie Banier, fotografo e scrittore. Se un miliardo di euro è poco più che argent de poche al cospetto dell'immensa fortuna di Liliane, che è una delle donne più ricche del mondo ed è proprietaria del secondo patrimonio privato francese, si tratta pur sempre di una somma enorme.

E la figlia dell'ereditiera ha visto con crescente malumore il trasferimento di una simile fortuna dalla cassa di famiglia a quella di Banier. Sostenendo che con l'età la madre si sia indebolita e sia quindi vittima di sistematiche circuizioni da parte dei suoi collaboratori e dell'amico fotografo, Françoise ha deciso di portare quest'ultimo sul banco degli imputati. Nel corso delle indagini e soprattutto dai nastri surrettiziamente registrati nel corso di un intero anno da un maggiordomo di casa Bettencourt si sono appresi molti dettagli che hanno ampliato a dismisura la portata di questo processo.

Benché le registrazioni effettuate dal maggiordomo abbiano dubbio valore legale, dal momento che sono state realizzate con l'inganno, i media francesi hanno pubblicato un certo numero di succose conversazioni provenienti da quei nastri. In primis sono emerse le tracce di massicce evasioni fiscali, nonché di misteriosi conti in Svizzera, da parte di quella che è in ogni caso la prima contribuente privata del fisco transalpino. Senza contare che Liliane Bettencourt avrebbe acquistato, senza mai dichiararlo al fisco, un'intera isola delle Seychelles, di proprietà, in passato, della famiglia dello Scià di Persia.

Lo scandalo politico deriva dal fatto che, per alcuni anni, una parte del patrimonio di Liliane Bettencourt è stata gestita da Florence Woerth, moglie di Éric, che ora è ministro del Lavoro, ma in precedenza è stato ministro del Bilancio proprio mentre la sua consorte si occupava dei conti di Madame L'Oréal. L'accusa, che ha investito l'esecutivo nel suo insieme, è di conflitto di interessi e di "concorso" in evasione fiscale, visto che, secondo i critici, Florence ed Éric Woerth non potevano non essere a conoscenza delle numerose irregolarità nei conti di casa Bettencourt che paiono emergere nelle ultime settimane.

Al di là delle rivelazioni giornalistiche, che hanno avuto il loro avvio proprio sul giornale online Mediapart, la parte più affascinante della vicenda è la lunga parabola esistenziale della famiglia Bettencourt. Stuzzica l'interesse anche il ritratto della finora defilatissima signora Liliane, che è scampata per una vita intera (e lunga) ai rotocalchi per poi diventare un personaggio da prima pagina a ottantasette anni. Ci si trova al cospetto di una vera e propria saga, di una vicenda intrisa di movenze da Vecchia Francia altoborghese e capace di riflettere, come in uno specchio, un secolo di storia del paese. Non manca quasi nessuno degli ingredienti di un solido romanzo d'altri tempi: quattrini, relazioni familiari, intrecci politici, ricordi di guerra e implicazioni religiose. A completamento, come nei gialli d'antan, c'è addirittura un maggiordomo con l'inclinazione per il buco della serratura.

La vicenda inizia all'inizio del Novecento, quando il padre di Liliane, Eugène Schueller, figlio di un pasticciere, inventa l'azienda L'Oréal, iniziando fin dagli esordi a inanellare una serie impressionante di successi nel campo della cosmetica. Intelligenza imprenditoriale, idee lungimiranti, un tempismo perfetto nell'indovinare le richieste inespresse ma già latenti nel mercato, un talento pubblicitario di prim'ordine, Schueller vede la sua impresa irrobustirsi velocemente. Ma, pur presissimo dagli affari e celebre per il suo stakanovismo da capitano d'azienda vecchio stile, il fondatore de L'Oréal non rinuncia alla sua passionaccia per la politica e così negli anni Trenta il suo impegno e i suoi molti quattrini sostengono il movimento di estrema destra Comité secret d'action révolutionnaire, meglio noto come "La Cagoule". In Schueller alla militanza nell'estrema destra si intreccia un poco dissimulato sentimento antisemita.

Il sentimento antisemita e la conseguente, volenterosa collaborazione con i tedeschi nel corso della stagione di Vichy sono ancora più evidenti in un giovane uomo di fiducia di Schueller, André Bettencourt. Coinquilino negli anni degli studi di François Mitterrand e di François Dalle (quest'ultimo sarà in seguito supermanager de L'Oréal), nei primi anni Quaranta André Bettencourt dirige il periodico collaborazionista Terre Française, apprezzatissimo negli ambienti nazisti. Dopo un biennale lavacro nelle file della Resistenza, al termine della guerra Bettencourt, grazie ai buoni uffici di conoscenti autorevoli come lo stesso Mitterrand, riesce ad assicurare anche al suo mentore Schueller una pronta riabilitazione dal suo curriculum di entusiasta collaborazionista. Nel 1950 André sposerà proprio Liliane, la figlia del fondatore de L'Oréal.

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