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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 18:24.

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Archiviato con cura il torbido passato nell'armadio dell'oblio e riconquistata un'apparente immacolatezza, la famiglia Schueller-Bettencourt inizia a srotolare una nuova esistenza, fatta di buone abitudini da vecchia borghesia francese, tra residenze discrete e lussuosissime, cene con compagnie selezionate, ritmi da bon vivant d'altri tempi e vacanze defilate quanto esclusive. Nel 1957, l'anziano Eugène, fondatore dell'azienda di famiglia, muore. La sua unica figlia Liliane e l'amato genero André ereditano così la sua enorme fortuna.

Sempre attratto dalla politica, Bettencourt dal 1951 al 1977 è ininterrottamente deputato e poi, dal 1977 al 1995, altrettanto ininterrottamente senatore. Non pago del seggio all'Assemblea, il principe consorte della dinastia L'Oréal fa parte a più riprese dei gabinetti ministeriali di diversi governi, svolgendo anche ruoli di primo piano: sarà, ad esempio, titolare (ad interim) del dicastero della Cultura e di quello degli Esteri. Mentre André calca le scene, Liliane preferisce accarezzare un opulento anonimato, in pubblico preferisce la seconda e la terza fila, e rimane sconosciuta ai più.

La ricchissima domina del gruppo L'Oréal preferisce intrecciare le proprie frequentazioni al riparo delle sue prestigiose dimore. Tra i conoscenti ammessi nelle chiuse stanze di madame Liliane, impenetrabili ai curiosi, si contano anche vari esponenti provenienti dal mondo della politica in cui è immerso il marito. Al desco di casa Bettencourt e sui loro eleganti divani siedono periodicamente personaggi del calibro di Georges Pompidou, ma anche promesse e virgulti della politica nazionale come il giovane e ambizioso sindaco di Neuilly, Nicolas Sarkozy, destinato a una grande carriera.

Nel cerchio degli intimi, grazie alla sua fascinosa personalità, si ritaglia un ruolo di primo piano il fotografo e scrittore François-Marie Banier. La sua amicizia con Liliane non si interrompe con la morte di André nel 2007. Anzi, la vedova fa regali sempre più sconsideratamente costosi a François-Marie. Così almeno sostiene la sua unica figlia, Françoise che, per aggiungere un po' di brivido in una famiglia che ha cercato in ogni modo di relegare nelle dissolvenze dell'oblio i propri trascorsi petainisti, ha sposato Jean-Pierre Meyers, ebreo e nipote di un rabbino che fu deportato ad Auschwitz.

Spinta da forti sentimenti religiosi, Françoise è anche autrice di vari libri di esegesi biblica e di appassionati studi sugli intrecci tra la religione in cui è stata educata, il cattolicesimo, e quella della famiglia del marito, l'ebraismo. Ma il libro più interessante prodotto da Françoise Bettencourt-Meyers è paradossalmente il libro che non ha mai scritto, ma che ha contribuito a far emergere avviando l'azione giudiziaria contro il fotografo Banier, e cioè proprio quel processo attualmente sospeso fino a data imprecisata nel tribunale di Nanterre: la storia della sua famiglia.

Si tratta di una saga che – al di là delle probabili ripercussioni in campo giudiziario e politico – racconta un mondo intero. Parte dalle immagini virate seppia della start-up del colosso L'Oréal e del giovane imprenditore Eugène Schueller, passa attraverso la dolce vita medionovecentesca, entra ed esce dalle stanze più prestigiose del Palazzo, coinvolge una grande porzione del who's who transalpino e finisce poi ingloriosamente sui titoli strillati dei giornali online. E intanto mostra l'affresco di un intero secolo di storia francese.

Sul Sole 24 Ore in edicola sabato 3 luglio tutti i particolari della vicenda giudiziaria e politica

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