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I Bric alla conquista dell'Africa del Nord

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 06:39.

I Bric vanno alla conquista della Riva sud del Mediterraneo. I consuntivi degli ultimi anni e le proiezioni a medio termine su penetrazione commerciale, investimenti e partnership economiche mettono in allerta i paesi europei, che rischiano di restare indietro. Il messaggio arriva dall'associazione internazionale Trilateral Commission che oggi a Roma dedica al tema un seminario a porte chiuse con le relazioni di Mario Deaglio (Università di Torino) e Jacob Kolster (director Region North per l'African Development Bank).

Cina, India, Russia, Brasile hanno progressivamente esteso la sfera di interesse economico al Nord Africa dove possono reperire materie prime di cui sono voracemente a caccia. L'export di petrolio dalla Libia alla Cina, sottolinea Kolster a titolo di esempio, è aumentato del 250% nel corso del 2010. L'Egitto rappresenta un caso da manuale: la Cina è il primo investitore, con 1.079 imprese attive. Il Cairo, nel Nord Africa, è la meta preferita per gli investimenti dei paesi Bric per quello che Kolster considera un mix di fattori: energia a basso costo, ottima piattaforma per trasportare prodotti in Europa e Usa, vantaggi fiscali sull'export, perfino un costo del lavoro più abbordabile degli standard cinesi. La "conquista" commerciale della Riva sud del Mediterraneo tocca ormai un portafoglio ampio di settori: chimica, auto, tessile, ma anche elettronica, armi (la Russia verso Libia e Algeria), il nucleare. Insomma, i Bric stanno conquistando quote crescenti, anche a scapito dell'Europa, in un mercato di 163 milioni di consumatori con prospettive di reddito crescenti.

Qual è, in questo contesto, la risposta che può fornire l'Europa? È il quesito posto all'attenzione da parte della Trilateral Commission, associazione che riunisce leader della società civile di Europa, Asia e Nord America (è presieduta in Italia da Carlo Secchi e a livello europeo da Mario Monti). Mario Deaglio, dal canto suo, legge anche negli squilibri demografici le difficoltà della Riva nord. «Le sue strutture socio-economiche – riflette Deaglio – sono troppo diverse perché il Mediterraneo possa diventare un "polo" di crescita nell'economia globale nei prossimi decenni».

La popolazione della Riva sud aumenterà di oltre il 30% entro il 2050 mentre la popolazione della Riva nord (tra cui Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia) resta stazionaria, secondo un dislivello che si farà notare sempre più visibilmente sulla popolazione in età lavorativa. Deaglio, inoltre, come Kolster, non può non mettere in luce il divario in termini di investimenti. Crescono quelli dei Bric, mentre quelli europei calano. Non ce n'è traccia, ad esempio, nelle due nuove città satelliti che dovranno "decongestionare" Il Cairo, né nel piano edilizio da 3 miliardi di dollari per la città di Ch'Rafate in Marocco. Anche la crisi finanziaria – evidenzia Deaglio – ha contribuito, aumentando le difficoltà della Riva nord a fornire capitali per lo sviluppo dell'Africa settentrionale, a tutto vantaggio sia dei capitali orientali sia di quelli arabi.

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Tags Correlati: Africa del Nord | African Development Bank | America del Nord | Asia | Brasile | Bric | Carlo Secchi | Italia | Jacob Kolster | Mario Deaglio | Mario Monti | Mediterraneo | Sviluppo economico | Trilateral Commission | Università degli studi di Torino

 

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