Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2010 alle ore 12:50.
I gruppi di Futuro e Libertà alla Camera e al Senato voteranno compattamente la sfiducia al governo. Gianfranco Fini, parlando con i dirigenti del suo partito a Genova, ribadisce che non ci saranno divisioni nel suo gruppo parlamentare quando si tratterà di votare la sfiducia al governo martedì 14. Una dichiarazione con cui il presidente della Camera intende sgobrare i dubbi sulla compattezza di Futuro e Libertà dopo il «documento politico» inviato da 16 parlamentari (sei di Futuro e Libertà e 10 del Pdl) a lui e al premier per chiedere il ritorno al confronto.
Sul tasto della divisione peraltro continua a insistere Berlusconi. Durante una visita a un gazebo Pdl a Milano il premier ha detto: «Spero che molti di loro (Fli) cambino idea e ci ripensino per potersi poi guardare allo specchio senza vergognarsi». Per poi aggiungere: «Penso che lunedì chi è stato eletto sotto il simbolo Pdl e la scritta Berlusconi Presidente dovrebbe fare una riflessione profonda se vale la pena di tradire il mandato ricevuto dagli elettori e di consegnare l'Italia a una crisi che sarebbe di nocumento a tutti. Credo che ci saranno molti ripensamenti», ha aggiunto Berlusconi, che ha anche detto di non credere che ci sarà spazio per un terzo polo nel panorama politico italiano. «Noi siamo avanti nel bipolarismo - ha aggiunto il premier - chi vota contro la maggioranza crea una prospettiva politica che non ha futuro, tranne allearsi con la sinistra che è esattamente il contrario di quello per cui aveva ricevuto il mandato della sua elezione». E sul futuro dell'esecutivo dopo il voto del 14 dicembre, Berlusconi ha detto che «la maggioranza ci sarà alla Camera, martedì, ma i numeri saranno inferiori al passato. Quindi, sarà più difficile governare e approvare in Parlamento le leggi proposte dal governo. Ma io credo che andremo avanti lo stesso».
Lettera di 16 "colombe" di Fli e Pdl per promuovere il dialogo «È nostra convinzione che si debba procedere, una volta acquisita la disponibilità di Berlusconi e di Fini, ad avviare un confronto sui contenuti di questo documento, superando lo scoglio del voto di fiducia attraverso la non partecipazione dei parlamentari di Futuro e Libertà al voto del 14 dicembre». È un passaggio del «documento politico» inviato da 16 parlamentari (sei di Futuro e Libertà e 10 del Pdl) a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, in cui le "colombe" dei due partiti chiedono di intavolare un confronto su «tre tavoli di maggioranza» per discutere dei «temi della riforma costituzionale ed elettorale, sulle materie economiche e fiscali e su una nuova possibile articolazione del centrodestra».
La lettera è promossa da Andrea Augello (Pdl) e Silvano Moffa (Fli) ed è stata inviata ieri sera a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini e stamane a tutti i parlamentari del Popolo della libertà e di Futuro e libertà. Oltre a Moffa, fra le fila di Fli la lettera è stata sottoscritta anche dai deputati Gianpiero Catone, Carmine Patarino, Catia Polidori, Maria Grazia Siliquini e il senatore Egidio Digilio. Insieme a loro, hanno sottoscritto la missiva anche una decina di parlamentari del Pdl, tra i quali Andrea Augello, Bruno Murgia, Marcello De Angelis, Barbara Saltamartini, Laura Allegrini. Nella lettera si chiede ai due leader di esprimere «la disponibilità ad avviare un confronto sui contenuti»: si sollecita l'apertura di tre tavoli di lavoro su riforme istituzionali e legge elettorale (premio di maggioranza al 40% ed elezione diretta del premier), una nuova agenda economico-sociale e l'apertura di una nuova fase nel centrodestra col riconoscimento del ruolo di Fli. I tavoli dovrebbero concludere il loro lavoro entro gennaio, poi a febbraio Berlusconi dovrebbe recarsi in Parlamento per verificare l'apertura di questa nuova fase.
Berlusconi: apprezzo la lettera, ma la rottura non è mia Con una nota, il premier ha espresso apprezzamento per la lettera Moffa-Augello per la ripresa del dialogo e la collaborazione di governo Pdl-Fli. «Ho già avuto modo di valutare positivamente l'appello del senatore Augello e dell'onorevole Moffa e d'altra parte, in occasione del dibattito in Parlamento del 29 settembre - ricorda Berlusconi in una dichiarazione- avevo riconosciuto il Fli come componente della maggioranza. La successiva rottura non è stata certo una mia iniziativa. Nella futura azione di governo - aggiunge il premier- terremo certo in considerazione le questioni poste dal documento Confindustria-Parti Sociali facendo in modo di coniugare il rigore con la crescita auspicabile». E «dopo il voto di fiducia del 14 dicembre contiamo di portare avanti le principali riforme istituzionali (poteri del premier, riduzione dei numeri dei parlamentari, superamento del bicameralismo) e di affrontare il nodo costituito dalla modifica della legge elettorale, fermo rimanendo il bicameralismo e quindi il premio di maggioranza».
Bocchino: ok lodo colombe, ma dal premier segnali opposti «L'iniziativa è lodevole, ma dai toni di stamani di Berlusconi mi sembra manchi un elemento essenziale e cioè la disponibilità di Berlusconi, che si sente già in campagna elettorale, a ricostruire il centrodestra originario di cui facevano parte le anime moderate che sono state espulse: dall'Udc a Fli, dall'Mpa ai Liberal democratici». Così Italo Bocchino, capogruppo di Fli a Montecitorio, commenta al telefono il documento di mediazione promosso da Andrea Augello e Silvano Moffa per evitare una crisi di governo. Bocchino definisce i contenuti della proposta «completamente condivisibili».
Fare Futuro: nessuna trattativa con Berlusconi «Nessuna trattativa con Silvio Berlusconi. È un dovere civico. E patriottico. Perché l'Italia ha bisogno di altro. Ha bisogno di fare finalmente un passo avanti. Ed entrare nel futuro». Lo scrive Filippo Rossi su Ffwebmagazine, il direttore del periodico online di Fare Futuro,la rivista vicina a Gianfranco Fini. «Nessuna trattativa - aggiunge il direttore del periodico di Fare Futuro, Filippo Rossi - con chi, un bel giorno, ha deciso di cacciare il cofondatore di un partito che doveva essere liberale ed è diventato totalitario. Nessuna trattativa con chi ha sguinzagliato i suoi 'bravì a mezzo stampa per massacrare mediaticamente l'avversario. Con chi ha trasformato il dibattito politico in un'ordalia medievale. Nessuna trattativa con chi è convinto che le istituzioni siano un affare privato. E che un partito possa essere proprietàprivata. Nessuna trattativa che chi crede che la democrazia sia qualcosa che si possa manovrare a piacimento. Con chi pretende solo sudditanza e obbedienza. Con chi paga invece di convincere».
I promotori della lettera: andiamo avanti con la mediazione «Prendiamo atto delle dichiarazioni positive del presidente Berlusconi e, più in generale,dell'ampio dibattito che oggi si è sviluppato intorno al nostro documento», hanno poi dichiarato il senatore Andrea Augello e l'onorevole Silvano Moffa. «Anche da parte di Gianfranco Fini - continuano - le riserve espresse sui "tempi" di presentazione dell'iniziativa non sembrano intaccare la sostanziale condivisione dei contenuti. Non rimarremo quindi con le mani in mano. Nelle prossime ore saremo al lavoro per approfondire la discussione negli organi di partito e nei Gruppi Parlamentari del Fli e del Pdl».
Napolitano da Vienna: l'Italia sta vivendo un momento difficile Intanto a Vienna le turbolenze della politica italiana, a tre giorni dal voto di fiducia del governo Berlusconi in Parlamento, lambiscono anche il colloquio informale tra il presidente austriaco Heinz Fischer e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In un breve incontro con la stampa, prima della colazione di lavoro a cui partecipa anche la presidente finlandese Tarja Halonen, Fischer spiega ai giornalisti che si tratta «di un incontro privato nel quale discuteremo di temi europei perché i nostri tre paesi rappresentano un orizzonte che abbraccia tutte le parti dell'Ue, nord, sud e centro». Ma Fischer, nel ringraziare Napolitano della sua presenza a Vienna per la colazione di lavoro voluta dallo stesso presidente italiano, fa anche un riferimento al momento che l'Italia sta vivendo. Una temperie politica definita «molto interessante» da Fischer: aggettivo che Napolitano riprende aggiungendo, però, che si tratta «di un momento certo anche difficile».