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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 16:04.
La definisce «una svolta densa di incognite e pericoli», l'ennesima sconfitta del diritto rispetto alla forza. Perché il discorso di fine anno che Giovanni Gronchi pronuncia il 31 dicembre del 1956 ruota tutto attorno alla rivoluzione ungherese e all'intervento sovietico che «ha scosso la nostra speranza». Il presidente ne parla con toni accorati. «Un popolo che null'altro chiede se non la sacra libertà di disporre del proprio desino, dopo l'esperienza di una dittatura crollata sotto il peso di confessati errori». E la parola "popolo" torna di continuo nel messaggio di Gronchi che non manca di rivolgersi agli italiani spronandoli a «dare, ciascuno per la propria parte, il più volenteroso contributo alla costruzione della pace e all'opera di elevazione morale, sociale ed economica». Un appello che ripeterà anche l'anno dopo, nel 1957, ricordando il decimo anniversario della Costituzione.
1956 / Audio del messaggio di fine anno
1960 - Video del messaggio di fine anno agli Italiani del presidente Gronchi
I DISCORSI DEI PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA
Luigi Einaudi;
Giovanni Gronchi;
Antonio Segni;
Giuseppe Saragat;
Giovanni Leone;
Sandro Pertini;
Francesco Cossiga;
Oscar Luigi Scalfaro;
Carlo Azeglio Ciampi;
Giorgio Napolitano.