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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 09:20.

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Le forze di Gheddafi entrano a Ras Lanuf (Ap Photo)Le forze di Gheddafi entrano a Ras Lanuf (Ap Photo)

Scatta il congelamento degli asset libici
Intanto, sul piano finanziario, scatta il congelamento degli asset controllati da Lia e Lafico, nonché dalla Banca centrale libica, da altre tre società e dal vicepresidente della Lia, Mustafa Zarti. E' stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue di oggi il regolamento che estende a questi soggetti le sanzioni contro la Libia varate il due marzo scorso.

Europa: Gheddafi via subito
«Il colonnello Gheddafi deve abbandonare il potere immediatamente». E' quanto si legge nella bozza di conclusioni del Consiglio europeo in corso a Bruxelles nella quale si legge anche che «l'Ue è pronta a dialogare con le nuove autorità libiche per aiutare il Paese a costruire uno Stato costituzionale e a sviluppare lo stato di diritto».

L'offensiva totale di Gheddafi
Sul piano militare, invece, continua la controffensiva delle forze di Muhammar Gheddafi. Dopo un'intera giornata di bombardamenti a tappeto da terra, dal mare e dal cielo, durante la notte le forze fedeli al colonnello sarebbero infatti riuscite a penetrare a Ras Lanuf e starebbero combattendo contro gli insorti all'interno dello strategico centro petrolifero della Cirenaica. Lo hanno ammesso gli stessi ribelli, secondo cui si è trattato di una morsa a tenaglia: mentre dal deserto entravano alla periferia circa 150 governativi, appoggiati da almeno tre carri armati, sul litorale nei pressi dell'hotel 'Fadeel' sbarcavano quattro lance, ciascuna con a bordo dai 40 ai 50 uomini. I combattimenti più aspri sarebbero concentrati proprio sulla spiaggia, con i ribelli impegnati a cercare di ricacciare indietro gli avversari.
Un combattente ribelle sul posto, contattato al telefono, afferma che in città sono arrivati «almeno 150 uomini e tre carri armati» delle forze militari governative. Ieri il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Saif al Islam, aveva parlato dell'intenzione di iniziare un'offensiva totale contro i ribelli.

L'Unione africana contraria a un intervento militare straniero
L'Unione africana è contraria a qualsiasi intervento militare straniero contro la Libia ma per facilitare la pacificazione invierà nel paese una delegazione di cinque capi di stato. L'organizzazione è sempre stata vicina al colonnello libico, che nel corso degli anni ha sempre voluto valorizzare il ruolo dell'Ua a scapito anche di quello della Lega araba.
L'annuncio dell'Ua è arrivato ieri sera da Addis Abeba e in particolare dal Consiglio per la pace e la sicurezza (Psc) dell'organizzazione panafricana al termine di un mini-vertice convocato per discutere della situazione in Costa d'Avorio. «Il Consiglio ribadisce il suo fermo impegno a favore del rispetto dell'unità e dell'integrità territoriale della Libia e resta contrario a qualsiasi forma di intervento militare straniero», ha detto ai giornalisti Ramtane Lamamra, il presidente del Psc. Lamamra non ha precisato chi farà parte della delegazione che si recherà in Libia. Ha solo detto che, oltre a cinque capi di stato, ne farà parte il presidente della Commissione dell'Ua, Jean Ping. Lamamra ha poi sottolineato che l'Unione «esprime la sua profonda inquietudine per la situazione in Libia, situazione che costituisce una grave minaccia alla pace e alla stabilità del paese e della regione in generale».

Il piano per la no-fly zone
Intanto gli Stati Uniti si muovono in vista della preparazione della no-fly zone. Il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha spiegato che un piano per l'eventaule creazione di una no-fly zone sui cieli della Libia verrà presentato alla Nato il prossimo 15 marzo. «Continuiamo a ragionare - ha detto Clinton - su tutta la gamma di opzioni possibili, compresa quella della chiusura dello spazio aereo. Un piano al riguardo sarà presentato all'Alleanza atlantica il 15 marzo». Hillary Clinton non ha precisato da chi il piano verrà presentato né ha fornito ulteriori dettagli riguardo a questa ipotesi che da settimane è richiesta con forza anche da ampi settori della politica americana.

La posizione italiana
L'Italia si discosta dalla linea dura dell'Eliseo. Ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha detto che «è meglio sentire la posizione di tutti i paesi e l'Italia si schiererà con la Ue e con la Nato». Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dopo aver chiarito che «noi riconosciamo stati e non governi o gruppi», ha spiegato che «l'Italia non parteciperà a bombardamenti mirati su territorio libico». Sulla stessa lunghezza d'onda la Ue. La responsabile della politica estera dell'Unione, Catherine Ashton, ha chiarito che «continueremo a dialogare con chiunque per avere il maggior numero di informazioni possibile su ciò che accade in Libia e trovare la via più efficace per porre fine alle violenze».
Insomma, il Consiglio europeo che prenderà il via tra poche ore nella capitale belga non si apre sotto i migliori auspici, con l'Europa dei 27 che ancora una volta probabilmente stenterà a definire una posizione comune. Sul tavolo: la richiesta francese e inglese di riconoscere il governo provvisorio degli insorti, cioè il consiglio di Bengasi, i possibili interventi sul campo e la no-fly zone.

FOTO / L'Italia coloniale in Libia

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