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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 13:48.
Le forze leali a Muammar Gheddafi hanno sferrato l'attacco a Zintan, 120 chilometri a sud-ovest di Tripoli. Lo ha riferito un testimone, spiegando di aver «udito alcuni colpi di blindati, l'esplosione di razzi e di colpi di armi leggere pochi chilometri a sud della città». Secondo il testimone «i ribelli sono disorganizzati e male armati». Zintan fu la prima città dell'ovest della Libia ad abbracciare la causa dei rivoltosi dopo l'inizio della rivoluzione.
La Croce rossa lascia Bengasi
A un mese dall'inizio della rivolta, secondo i lealisti, l'esercito fedele a Gheddafi sta per riprendersi anche Bengasi, capitale della Cirenaica, regione in cui il rais è nato e da cui è partita la contestazione: nella città cuore della rivolta, da qualche ora, non c'è più la Croce Rossa che ha deciso di ritirare il personale e ha fatto un appello perché le parti in guerra in Libia risparmino la vita dei civili. La Croce rossa era tra le poche agenzie umanitarie presenti nella roccaforte dei ribelli sulla costa orientale libica. «Il Comitato internazionale della croce rossa (Ircc) ha trasferito il suo personale da Bengasi a Tobruk, dove continuerà ad assistere le vittime del conflitto», si legge in un comunicato.
Il figlio del raìs: tra 48 ore tutto finito
Il figlio di Gheddafi, Saif al Islam, in un'intervista a Euronews ha detto: «Le operazioni militari sono finite. Nelle prossime 48 ore sarà tutto finito. Le nostre forze sono quasi a Bengasi». Ha aggiunto che qualsiasi decisione adottata dalla comunità internazionale, compresa quella su una zona di interdizione di volo (no-fly zone), arriverà «troppo tardi». Le parole di Saif coincidono con l'idea che si sta imponendo alla Casa Bianca, secondo quanto riferito oggi dal New York Times. L'imposizione di una zona di interdizione di volo in Libia - secondo il quotidiano americano - non cambierebbe la situazione sul terreno, dove le forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi stanno riconquistando le città cadute in mano ai rivoltosi. Un alto funzionario all'amministrazione ha precisato al quotidiano che l'invio di navi e aerei per imporre la no-fly zone sarebbe effettivo solo ad aprile, troppo tardi per sostenere i ribelli arroccati a Bengasi. Tuttavia, Washington non intende ostacolare l'iniziativa di quanti premono per approvare questa iniziativa, hanno precisato altre fonti, anche se il presidente Barack Obama sta valutando nuove opzioni per rispondere alla crisi. Tra queste figurano il radio jamming, ossia l'attività di disturbare le comunicazioni del regime di Tripoli e il finanziamento dei ribelli con i 32 miliardi di dollari dei fondi del governo libico e della famiglia Gheddafi congelati negli Stati Uniti.
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