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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 19:18.

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Obiettivo raggiunto. Almeno per ora l'operazione Harmattan, il vento del Sud che i francesi hanno scelto per battezzare l'intervento militare in Libia, è un successo.
I portavoce del ministero della Difesa, Laurent Teissere, e dello stato maggiore, colonnello Thierry Burkhard, hanno infatti spiegato che i 15 aerei Rafale e Mirage utilizzati oggi nei cieli libici «non hanno incontrato alcun problema» e che «la zona di interdizione aerea in una zona di 100 chilometri per 150 intorno a Bengasi è effettiva». A loro parere si può tranquillamente parlare di risultato raggiunto «visto che la pressione sulla città da parte delle forze del colonnello Gheddafi si è allentata».

Quanto alla posizione assunta dalla Lega araba per bocca del suo presidente Amr Moussa, i portavoce della Difesa francese hanno mostrato un certo stupore: «La Lega araba ha partecipato al vertice di Parigi e ha appoggiato l'iniziativa assunta dalla coalizione di utilizzare ogni mezzo, in particolare militare, per far rispettare la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite. E noi stiamo operando rigorosamente nel quadro e nel rispetto della risoluzione. Avendo come unico obiettivo la protezione della popolazione».
Civili che, secondo le informazioni diffuse dal regime libico e riprese dal ministero degli Esteri russo, sarebbero stati in realtà colpiti dall'intervento della coalizione, con almeno 48 vittime nei bombardamenti.

«Che sia in corso un'operazione di disinformazione – hanno detto alla Difesa francese – è del tutto evidente. In realtà non c'è stata alcuna vittima civile».
Per quanto riguarda la partecipazione attiva di Paesi arabi all'intervento militare – aspetto ritenuto fondamentale in primis da Parigi per evitare che l'iniziativa assuma una connotazione esclusivamente occidentale – la Difesa francese annuncia il dispiegamento di quattro aerei da parte del Qatar, che «opereranno insieme ad alcuni aerei francesi». Ma è evidente che si tratta di ben poca cosa rispetto allo schieramento messo in campo dai Paesi della coalizione.

Infine il tema, complesso e delicato, del comando delle operazioni, sul quale c'è ancora scarsa, per non dire nulla, trasparenza. «Nella prima parte dell'intervento – hanno spiegato alla Difesa francese – ogni Paese si è mosso con una propria struttura gerarchica nazionale, sia pure in stretto coordinamento. Proprio in queste ore si sta lavorando a una sempre maggiore integrazione, in vista di una struttura comune che continuerà ad avere sede in Germania».

Nessun annuncio, ovviamente, sulle prossime mosse. I francesi si sono limitati a dire che non prevedono di utilizzare le basi messe a disposizione dall'Italia mentre stanno potenziando quella di Solenzara, in Corsica, la cui posizione geografica la porta ad assumere un'importanza strategica.

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