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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 20:50.
Che cosa stabilisce la risoluzione Onu che autorizza l'operazione Odissea all'alba con cui la Nato sta attaccando la Libia? Come si può agire e con quali mezzi? Chi deve prendere il comando? A 24 ore dall'inizio delle operazioni militari emergono i primi dissidi fra i paesi coinvolti. Sembrano profilarsi due partiti: da una parte la Lega araba che sostiene un'interpretazione "limited" della risoluzione Onu e vuole circoscrivere l'azione alla no fly zone ma esclude la legittimità di raid, dall'altra la Gran Bretagna che spinge per un'interpretazione estensiva. La Francia pone il problema del comando militare.
Londra: la risoluzione autorizza tutte le misure necessarie
Amr Moussa, segretario generale della Lega araba, sostiene che il divieto di sorvolo non contemplerebbe raid aerei contro la Libia e non rientra nel regime necessario a proteggere i civili. Il ministero degli Esteri britannico replica affermando che «a differenza di Gheddafi la coalizione non attacca i civili». Il Foreign Office ricorda che la risoluzione Onu autorizza «tutte le misure necessarie» per proteggere il popolo libico: «Perché la no fly zone sia efficace sono necessarie operazioni mirate contro le difese aeree libiche. Tutte le missioni sono studiate con cura per evitare perdite civili. Continueremo a lavorare con gli alleati arabi per porre in atto la risoluzione per il bene del popolo libico». Più ortodossa la replica francese alle critiche della Lega araba: il portavoce del ministero della Difesa di Parigi ha chiarito: «Noi stiamo unicamente e pienamente applicando la risoluzione 1973. Credo che altrettanto abbiano affermato i nostri partner». Chiara allusione alla posizione americana.
Lo strappo della Turchia: rivedere il sì alla no fly zone
La posizione della Turchia chiarisce ancora di più le divergenze all'interno dell'Onu e della Nato. Ankara reclama una «revisione» dei piani operativi dell'Alleanza atlantica per la Libia, sostenendo che i bombardamenti aerei in corso da sabato ne hanno «modificato i parametri»: lo hanno riferito in via riservata fonti diplomatiche accreditate presso il quartier generale alleato a Bruxelles. «Il rappresentante turco ci ha chiesto di rivedere il ruolo che la Nato può svolgere nell'attuazione della risoluzione numero 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, alla luce in particolare delle perdite tra i civili che i bombardamenti in atto possono provocare», hanno spiegato le fonti, secondo cui Ankara ritiene che i raid aerei «abbiamo modificato anche per la Nato i parametri d'intervento, i quali debbono dunque riflettersi sulla sua pianificazione». Le fonti hanno aggiunto che la Turchia ha basato questa richiesta sul fatto che per diverse settimane in sede atlantica sono stati messi a punto piani che riguardavano solo operazioni umanitarie, mantenimento dell'embargo varato dall'Onu e rispetto del divieto di sorvolo. Ankara, hanno ricordato altre fonti diplomatiche a Bruxelles che hanno voluto restare anonime, «non concorda con la no fly zone perché essa presuppone attacchi sul suolo libico e, anche se d'accordo lo fosse, non ha offerto alcun contributo alle operazioni Nato per imporla». Finora, tra i paesi arabi, solo il Qatar ha sostenuto apertamente l'intervento occidentale contro il regime di Muammar Gheddafi, promettendo tra i quattro e i sei aerei.
Riunione degli ambasciatori Nato
Mentre in queste ore alla Nato prosegue il confronto sulla necessità o no che l'Alleanza atlantica scenda in campo e prenda il comando delle operazioni militari in Libia, i ministri degli Esteri dell'Unione europea si ritroveranno lunedì mattina a Bruxelles per fare il punto sulla crisi. Ma gli ambasciatori della Nato si riuniranno nuovamente anche stasera per cercare di superare l'impasse determinato dalla richiesta della Turchia di rivedere la preparazione dei piani di intervento dell'Alleanza in Libia e dal mantenimento, da parte della Francia, di una posizione di contrarietà all'assunzione di un ruolo di comando delle operazioni militari da parte dell'organizzazione atlantica. «La delegazione turca ha chiesto la sospensione delle discussioni per potere consultarsi con la propria capitale. Il consiglio atlantico (Nac) a livello di ambasciatori tornerà a riunirsi alle 22.30».
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