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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 08:11.
WASHINGTON. «L'Italia è fuori dalla lista dei Paesi con potenziali rischi sistemici, e questo non ci dispiace affatto». Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha sottolineato ieri con soddisfazione il fatto che l'Italia non compaia nella lista dei Paesi del G-20 di grandi dimensioni(si tratta di economie che pesano più del 5% del Pil del G-20) che, per i loro rischi potenzialmente sistemici, si sottoporranno al monitoraggio macroeconomico.
La lista, ancora non ufficiale, comprende Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappone e India e - secondo quanto ha riferito il ministro dell'Economia francese Christine Lagarde - l'Italia non c'è. «Non si è parlato di inserirvi l'Italia», ha confermato Tremonti nella conferenza stampa tenuta insieme al direttore generale Vittorio Grilli al termine della riunione dell'Imfc, il "consiglio d'amministrazione" del Fondo monetario internazionale.
«Naturalmente - ha aggiunto Tremonti - tutti hanno problemi, ma rischi sistemici in casa sua l'Italia non ne ha. Per l'Italia è meglio non esserci in quella lista. Io dico: beati i Paesi che non hanno rischi sistemici. Non faccio la difesa del governo ma del Paese - ha concluso - dispiace deludere, ma non abbiamo rischi sistemici».
Poi, a proposito della jobless recovery che affligge tutti i Paesi industrializzati, il ministro ha puntualizzato sulla situazione italiana: «In Italia ci sono 4 milioni di immigrati, tra cui moltissimi giovani che lavorano da mattina a sera e anche di notte. L'Italia è un Paese che offre lavoro a certe condizioni a certe persone, evidentemente non c'è domanda per questi tipi di lavoro da parte di altri». A questo punto, ha osservato il ministro, dovremmo chiederci se l'Italia è un Paese in disoccupazione o in piena occupazione. «Non mi risulta che tra i giovani immigrati ci sia disoccupazione, è tutta gente che lavora tantissimo», ha aggiunto Tremonti, e a chi gli chiedeva se sia il caso di chiudere all'immigrazione o se i giovani italiani debbano adeguarsi, Tremonti ha replicato secco: «escludo la prima ipotesi».
Ma nella conferenza stampa Tremonti ha spiegato di aver trovato proficua e interessante la discussione che si è svolta tra i Paesi del G-7/G-8 (era infatti presente anche la Russia) e alcuni Paesi dell'area del Nord Africa e Medio Oriente, quella investita nei mesi scorsi della cosiddetta primavera araba: erano presenti infatti la Tunisia e l'Egitto, oltre all'Arabia Saudita e alla Turchia. «Sono state già avviate considerazioni di carattere operativo - ha affermato - perchè nella riunione erano presenti tutte le grandi agenzie finanziarie: Banca mondiale, Fondo monetario, Bers, Bei». «L'idea - ha spiegato Tremonti - è di usare questo formato per discutere il supporto economico e quello finanziario da offrire a questi Paesi, oltre alla trasmissione di know-how, al supporto per le piccole e medie imprese. L'Italia - ha aggiunto - può avere un ruolo importante in questo senso». Per questo motivo, ha annunciato, dopo la seconda tappa di questo dialogo che si svolgerà in occasione del G-8 di Deauville, il terzo incontro con questi Paesi si terrà a luglio nel nostro Paese.
Sul terreno della riflessione politica, Tremonti ha poi spiegato che si accinge a porre, nel corso della sua audizione al Parlamento europeo che si terrà martedì prossimo, «uno stress-test sul Trattato europeo, in relazione a tre questioni: la crisi economica, la crisi geo-politica, la crisi energetica. «In rapporto a quest'ultimo capitolo - ha dichiarato - dirò che occorre ragionare sugli investimenti in energie alternative da realizzare nell'area del Mediterraneo. Sarebbe in effetti opportuno - ha concluso - applicare in quell'area il famoso Action plan for growth definito a Pittsburgh, utilizzando le emissioni obbligazionarie delle agenzie finanziarie per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo».
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