Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 17:34.

My24
(Ansa)(Ansa)

Il calcio minore con l'acqua alla gola
Un calcio che andrebbe rifondato, ma che proseguirà in questo mediocre andazzo fidando nella forza d'attrazione dei soliti noti, più forte d'ogni corbelleria e delle luci accese sempre e solo sui campi delle grandi. Chi volge lo sguardo alle serie minori scopre un movimento malato, travolto da situazioni debitorie, con un numero altissimo di squadre che vivono affogate nei debiti. Basta guardare i tabellini della Lega Pro fitti di società penalizzate, non per inezie, ma perché non pagano tasse e stipendi ai dipendenti. Senza contare la pervicace esposizione del movimento a sedicenti imprenditori che coltivano glorie effimere e ben più concrete speranze di farla franca all'ombra del pallone. Troppi club, una pletora di campionati (si fa riferimento al solo calcio professionistico) inutilmente costosi con società di Prima Divisione messe alle corde dalle ingenti spese di gestione.

La prima domanda da porre, per esempio, è dove sono finiti i progetti di creazione di un vero e proprio movimento italiano, affidati a Baggio e Sacchi? Siamo ai soliti annunci che finiscono nel nulla? Eppure la serietà dei personaggi coinvolti faceva sperare in meglio. Quanto durerà l'attesa di tali piani? Esistono?

Aspettando i giovani
Se la logica è la corsa a guadagnare quel che si può più in fretta possibile, è ovvio che anche il tanto conclamato investimento sui giovani è fumo negli occhi. O un ragazzo è un fenomeno già a diciotto anni, evento unico e non raro (leggi Balotelli) bene, altrimenti lo mandano a "farsi le ossa" nei campionati minori. Nella stragrande maggioranza questi atleti non tornano più. Alzi la mano chi tra gli appassionati ricorda i nomi dei pochi debuttanti nella massima serie. Quando vedi quelle facce da bimbi in corpi adulti entrare sia pure per pochi minuti tra le fila del Barca, ti chiedi da quale pianeta provengano quelle immagini.

Chi segue per dovere di cronaca l'inutile campionato Primavera indica i nomi di possibili talenti. Nomi che circolano tra gli addetti ai lavori, fanno timide apparizioni in panchina e sovente scompaiono. Non c'è tempo per rischiare e si va sull'usato sicuro fornito da talent scout improvvisati e procuratori col pelo sullo stomaco. Questo sito ha proposto pochi giorni or sono l'interessante e utile tabella con i giovani talenti della B. Vedremo, alla prova dei fatti, quanti di questi giovani atleti, considerando che alcuni hanno più di 23 anni e quindi devono intendersi come calciatori maturi, calcheranno i campi della serie A.

Il declino europeo
Negli ultimi anni l'intero calcio italiano, dominatore di passate stagioni, è fermo al palo nelle competizioni europee. Non è solo una questione di cicli, né la splendida annata 2010 dell'Inter deve ingannare. Per giudicare un movimento contano i risultati complessivi. Quest'anno in Champions i nerazzurri sono arrivati ai quarti, agli ottavi Milan e Roma, fuori subito la Samp. E in Europa League avvilenti prestazioni di Juve, Sampdoria, Palermo mentre solo il Napoli ha diritto a invocare la malasorte e una sfortunata eliminazione. Ebbene, dinnanzi a tale sfacelo, continuiamo a sentire il solito rosario di frasi fatte della serie "il nostro è il campionato più difficile". Al termine di una dilagante prestazione di campionato del Real Madrid, abbiamo notato i sorrisi sarcastici di autorevoli commentatori che si chiedevano che cosa avrebbero combinato Cristiano Ronaldo e compagni alle prese con le nostre difese arcigne. Argomento vacuo e senza contraddittorio che mette in evidenza un'inveterata cultura calcistica basata sul "primo non prenderle", sul rompere piuttosto che sul costruire. Non ce ne voglia se lo citiamo, perché il Trap è uomo di sport amato e da amare (noi che lo ricordiamo con nostalgia in marcatura arcigna su Pelè), ma la logica negativa è riassunta in una risposta che un paio d'anni fa diede ai giornalisti dopo una prestazione opaca della sua Irlanda: «Spettacolo?- si chiese- Se voglio vedere un bello spettacolo vado alla Scala perché l'opera mi appassiona. Nel calcio conta solo la classifica». Ebbene, nel calcio moderno si può giocare bene, dare spettacolo e vincere come dimostrano non solo le due finaliste di Champions, ma anche il Porto di Andrè Villas-Boas, il Borussia Dortmund, il Villareal di Rossi.

Basta ricordare che il punto di riferimento non sono le gambe dell'avversario, ma il pallone, il compagno che ti sta più vicino, con una squadra sempre ben compatta e pronta allo smarcamento. Il modulo è senza dubbio importante perché le battaglie sul campo si affrontano con le strategie efficaci, ma nessuna battaglia è stata vinta senza buone armi e quindi, fuor di metafora, senza un buon palleggio, una buona tecnica e un'eccellente preparazione atletica.

La felice eccezione dell'Udinese
Il campionato appena archiviato è la dimostrazione di quanto sostenuto. Il Milan ha cominciato a vincere e dominare quando ha trovato armonia tra i reparti di difesa, attacco e centrocampo. La grande dote di Allegri è stata di affidare il ruolo adatto a ciascuno dei suoi attori. Tuttavia la vera sorpresa in positivo di quest'anno è stata l'Udinese, l'unica vera italiana che interpreti in modo efficace un tipo di calcio offensivo e piacevole. Guidolin, sia pure con l'handicap di uno sciagurato avvio, ha offerto spettacolo, esaltando i suoi cavalli di razza con un gioco spesso irresistibile, frutto di un collettivo capace di un pressing senza uguali. Di Natale e Sanchez sono le stelle, l'acuto finale, ma che tale non sarebbe senza i costruttori di gioco alle spalle, Isla e Inler su tutti, Asamoah, Pinzi e a ritroso sino al pararigori Handanovic. E poi sia lode al Napoli di Mazzarri, veloce e aggressivo. Le prodezze e i gol di Cavani, la velocità di Lavezzi (talento da disciplinare), le geometrie di Hamsyk non sarebbero state possibili senza avere alle spalle tanti efficaci portatori d'acqua. Le novità si fermano qui in un campionato che ha riservato non poche delusioni. Una su tutte. Parliamo della Juve che ancora una volta si è dimostrata incapace di una vera rifondazione. Si riparte con un nuovo allenatore e con nuovi giocatori. Vedremo, anche se i bianconeri necessitano prima di tutto di una cultura societaria finalmente libera dalle ombre: in questi ultimi anni non hanno aiutato i troppi sguardi rivolti al passato e i pochi al futuro. Peccato, perché è una grande protagonista che manca a tutti coloro che amano il calcio, al di là delle bandiere. Forse è questa la vera attesa del torneo che verrà. A proposito, buona fine di campionato a tutti e arrivederci ad agosto.

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.