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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2011 alle ore 11:22.

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Giampaolo Pozzo festeggia con i giocatori (Ansa-Stefano Lancia)Giampaolo Pozzo festeggia con i giocatori (Ansa-Stefano Lancia)

di Dario Pelizzari
Fare il presidente di una squadra di calcio è un lavoraccio. Spesso sotto accusa, che si vinca o si perda, perché si poteva fare sempre meglio, per il risultato o per il gioco. Sempre un po’ meno ricchi di quando si comincia, perché il calcio in Italia, lo dicono i numeri, è una passione più che un business. Anche per chi governa il portafogli. E attende la fine della stagione per fare un bilancio del lavoro svolto dai suoi dipendenti con il denaro messo a disposizione per la causa. Il pallone non perdona, chi sbaglia paga e via con un altro giro di giostra. Ma anche loro, i presidenti, sbagliano, eccome. Alcune volte in modo irreparabile.

BARI – Vincenzo Matarrese – Voto: 5,5.

Il miracolo Ventura non si ripete. Stagione da dimenticare per via dei risultati che non permettono repliche. Ma anche particolarmente sfortunata. Perché gli infortunati sono stati tanti e se togli 4 o 5 titolari ad una squadra che lotta per salvarsi, c’è poco da fare. Investimento per punto guadagnato (rapporto tra monte stipendi a inizio campionato e punteggio finale): 460 mila euro.

BOLOGNA – Non pervenuto

Vengo anch’io, no tu no. In via Casteldebole, dove ha sede il quartier generale della truppa rossoblu, è un via vai da capogiro. I Menarini passano la mano a Porcedda, che poi si tira indietro e ripassa ai Menarini, che prima di Natale ripassano a un’altra cordata che sì, decide di rimanere. Società allo sbando, squadra che reagisce e gioca per l’orgoglio e poco altro. Investimento per punto guadagnato: 290 mila euro.

BRESCIA – Luigi Corioni – Voto 5,5.

Riparte l’ascensore che porta su e giù dalla massima serie la società lombarda. Per provare a invertire la tendenza, Corioni conferma i giocatori protagonisti della stagione vincente nella serie cadetta senza badare troppo alle offerte che gli arrivano sulla scrivania. E compra alcuni uomini che dovrebbero garantire solidità e certezze (vedi Eder, Diamanti, Sereni). Non basta. Investimento per punto guadagnato: 230 mila euro.

CAGLIARI – Massimo Cellino – Voto 6,5.

Il padre-padrone dell’ensemble sardo non smonta il giocattolo che funziona. E mette dietro la lavagna uno dei suoi pupilli, il portiere Marchetti, colpevole di aver preteso ciò che non poteva pretendere. Buona la scelta di Donadoni, ottimo il realizzo ottenuto dalla vendita di Matri alla Juve. In casa c’era Acquafresca e poteva bastare. Investimento per punto guadagnato: 180 mila euro.

CATANIA – Antonino Pulvirenti – Voto 6,5.

Via Martinez e Mascara, dentro Lodi, Schelotto e Bergessio. Una spruzzatina di milioni su un piatto che piace e regala soddisfazioni e un carico di argentini che nemmeno il River Plate. La ricetta funziona, anche e soprattutto con Simeone nei panni dello chef tuttofare. Prossimo colpo in uscita, Maxi Lopez? Investimento per punto guadagnato: 220 mila euro.

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