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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2011 alle ore 17:08.

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L'atletica azzurra verso Londra 2012L'atletica azzurra verso Londra 2012

«Sono sicuro che già stamattina ci saranno un bel po' di ragazzi che vorranno provare i 100 metri in pista». La voce di Franco Arese è squillante, il tono raggiante. Per il presidente della Federatletica il risveglio dalla magica notte romana del Golden Gala è dolce. «Mi dica lei quali sono le federazioni in Italia che riescono a portare 48mila spettatori all'Olimpico e a offrire uno spettacolo del genere – continua Arese -. E poi tutto pubblico competente, che è andato allo stadio per godere di una serata d'atletica di livello mondiale. Siamo un grande movimento, non dobbiamo dimenticarlo, e anzi serate come quella di Roma devono ricordarlo a tutto lo sport italiano». Orgoglio giustificato quello di chi, come Arese, prima di sedere ai vertici della Fidal, è stato anche grande campione in scarpette e canottiera azzurra ( due Olimpiadi, campione europeo sui 1500 a Helsinki 1971). Poi però, l'entusiasmo lascia spazio alla consapevolezza che quella di Roma non deve essere la festa di una sera, ma un primo passo decisivo sulla strada di un'annata che quest'anno mette in calendario i Mondiali di Daegu, e poi l'appuntamento olimpico di Londra 2012

Appuntamento cruciale - «Saranno Olimpiadi straordinarie. Ho avuto modo di visitare gli impianti già pronti circa un mese fa, e credo veramente che quella di Londra sarà un'edizione storica dei Giochi», sottolinea Arese. E come lui devono pensarla in molti, se si considera che la richiesta di biglietti per la finale dei 100 metri (il 5 agosto allo Stadio Olimpico) è stata finora di un milione di posti. Difficile che lo stadio londinese (capienza di 80mila posti) possa accontentare tutti...

Strategia – L'obiettivo è quello di provare a far bene già a Daegu, senza dimenticare che però sarà Londra il bersaglio grosso. Alle due competizioni ci presentiamo con un manipolo di atleti di alto livello, una concorrenza internazionale sempre in aumento, un palmares in affanno, almeno a vedere quanto raccolto nelle ultime edizioni: a Pechino 2008 ci salvò la marcia (con l'oro di Schwazer sui 50 km e il bronzo della Rigaudo sui 20 km); ai mondiali di Berlino 2009 restammo clamorosamente a secco, pur con otto finalisti e i quarti posti di Rubino nei 20km di marcia e della Di Martino nell'alto. Difficile pensare che il bilancio di Daegu possa essere molto diverso, mentre i lavori per Londra sono già in corsa. «La strategia? Mettere i nostri atleti di punta come Schwazer, Di Martino, Howe, Cusma, La Mantia, nelle condizioni migliori per rimanere al vertice», sottolinea Arese, «e cercare poi di creare altre realtà competitive: si vedano le staffette 4x100 e 4x400, o Silvia Salis nel lancio del martello, o il buon rientro della Rigaudo alle gare dopo la maternità, o lo stesso Rubino»

Potenzialità – Un gruppo di atleti di vertice, appunto, che pure ha percorsi differenziati sulla strada verso Londra, come evidenzia il cittì azzurro Francesco Uguagliati:« Il dopo-Pechino di Alex Schwazer è stato difficile: molta pressione da gestire, le delusioni di Berlino e Barcellona, il cambio di allenatore, fino all'infortunio sugli sci di questo inverno. Ma Alex ha ripreso a macinar chilometri con metodi nuovi e la voglia giusta. Per lui i Mondiali saranno un passaggio importante, ma intermedio, sulla strada verso Londra». Diverso il discorso per Andrew Howe: «Anche lui sta tornando dopo stagioni tribolate, causa infortuni – spiega Uguagliati – ma il cronometro sta dando buone risposte per quanto riguarda la velocità. E' un lavoro che tornerà prezioso anche sul lungo e per la 4x100». «I salti di De Martino in alto e La Mantia nel triplo possono già valere un podio mondiale», continua il cittì «senza dimenticare il lavoro che stiamo facendo alla base, a livello giovanile e juniores, per far crescere atleti capaci di inserirsi nelle prossime stagioni nell'atletica che conta»

Reclutamento – Qui l'atletica deve fare i conti con il problema del reclutamento, sempre più pressante in queste ultime stagioni. «Eppure siamo un grande movimento – evidenzia Arese – con 180mila tesserati e 2.800 società. Non siamo solo il Golden Gala, ma tanta attività di base, anche a livello Master e femminile. Siamo tra le poche federazioni che ancora fanno i campionati studenteschi nelle scuole,e guardiamo all'estero, alla scandinavia per esempio, dove le donne che corrono, anche fra gli amatori, ormai sono più degli uomini», spiega il presidente federale

Bilancio e impianti – Chiaro che servono politiche, strategie e idee. Ma anche fondi e impianti. «abbiamo un budget annuale di circa 15 milioni di euro – sottolinea Arese – di cui circa il 205 proveniente dagli sponsor. Ma dobbiamo anche gestire un'attività suddivisa tra 42 diverse discipline fra uomini e donne. Il criterio è quello di aiutare chi merita, alla base come ai vertic». E poi il cronico problema degli impianti, nelle piccole come nelle grandi (si veda Roma e Milano) città. «A Milano aspettiamo fiduciosi che dopo tre anni di lavori il centro XXV aprile torni a nostra disposizione, così come l'arena, che è la culla dell'atletica italiana – evidenzia il presidente della Fidal -; a Roma continuiamo a dialogare col Coni per gli impianti di Caracalla, Acquacetosa, Stella Polare Ostia, e abbiamo fatto una convenzione col Credito Ssportivo per favorire nei piccoli centri la creazione di mini-impianti indoor poi gestiti sul territorio direttamente dalle società sportive, per favorire attività invernale e, conseguentemente, estiva». Piccoli mattoni, sulla strada che porta ai blocchi di partenza di Londra 2012

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