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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2011 alle ore 20:15.
L'ultima modifica è del 21 giugno 2011 alle ore 16:17.

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Tra Libia, fisco e ministeri al Nord, Berlusconi cerca la quadra per non urtare Bossi.Tra Libia, fisco e ministeri al Nord, Berlusconi cerca la quadra per non urtare Bossi.

Comincia con un saluto al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che lo aveva invitato a intervenire in Aula all'indomani del rimpasto di governo. E chiude assicurando che l'asse con Umberto Bossi (ma il Senatur in Aula non c'è, mentre Tremonti arriva in ritardo) è solido e che non c'è alcuna spaccatura in seno al governo. E guai se l'opposizione tirasse la corda: una crisi al buio «sarebbe folle, una sciagura per l'Italia». Perché dopo l'avvertimento di Moody's «gli speculatori sono pronti a colpirci». Silvio Berlusconi prova così a serrare i ranghi da Palazzo Madama senza andare allo scontro con il Quirinale su un tema caldo come la Libia e senza sfilacciare ulteriormente l'alleanza con il Carroccio. Lo fa mettendo sul piatto una serie di promesse: dalla riforma fiscale (la delega al Parlamento arriverà prima dell'estate per un sistema con solo tre aliquote e più basse), alla revisione del Patto di stabilità (proprio come aveva chiesto il Senatur). Ma, su Tripoli e sull'impegno del nostro contingente nell'operazione "Odissea all'alba", niente colpi di testa: tutto si deciderà il 6 luglio al Consiglio supremo di Difesa.

Bossi: niente è scontato. L'Udc sulla legge elettorale: trattiamo
Per il Cavaliere l'asse con il Carroccio è saldo, insomma. Ma Umberto Bossi, in serata, spariglia le carte in vista del voto di verifica domani alla Camera. «Niente è scontato. Vediamo». E apre all'opposizione sulla riforma della legge elettorale. «È una delle cose sulle quali si può ragionare - spiega ai cronisti - l'accordo si può fare». Il Pd è scettico. «È difficile credere ancora a Umberto Bossi», ribatte il presidente dei deputati democratici, Dario Franceschini. E il segretario, Pierluigi Bersani, non si sbottona. «Ormai su questo tema se ne dicono tante...». Chi invece non rimane immobile davanti al messaggio di Bossi è l'Udc. «Non credo mai alla buona fede in politica - premette il segretario dell'Udc Pier Ferdinando Casini - ma alla convenienza. Le opposizioni prendano sul serio il leader del Carroccio e si siedano attorno ad un tavolo per parlare». Insomma, è il ragionamento del numero uno centrista, Bossi sarebbe pronto a riformare il Porcellum per costruirsi un viatico per il dopo Berlusconi.

Berlusconi annuncia l'agenda per la riforma del fisco
In Aula, però, i cinquanta minuti del discorso del Cavaliere scorrono via senza annunci choc. Il premier esordisce ricordando che «il dibattito nasce da una sollecitazione del capo dello Stato al quale rivolgo il mio saluto». E prosegue definendo «opportuno» l'invito del Colle e rimarcando che il governo «uscira rafforzato da questo passaggio». Quindi Berlusconi ribadisce il via libera alla riforma fiscale che «non produrrà buchi di bilancio. Ed ecco il cronoprogramma: prima della pausa estiva, prosegue il premier, «il governo presenterà al Parlamento la delega per riformare politica fiscale. Ci saranno solo tre aliquote invece delle cinque attuali e più basse, un sistema di detrazioni e deduzioni più snello e trasparente, una riduzione a cinque del numero delle imposte». E, sempre prima dell'estate, il premier assicura che sarà presentato «un disegno di legge costituzionale per la modifica dell'architettura istituzionale, sarà una riforma storica».

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