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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2011 alle ore 20:15.
L'ultima modifica è del 21 giugno 2011 alle ore 16:17.

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Tra Libia, fisco e ministeri al Nord, Berlusconi cerca la quadra per non urtare Bossi.Tra Libia, fisco e ministeri al Nord, Berlusconi cerca la quadra per non urtare Bossi.

Sì a riforma patto di stabilità interno. Nessuna fuga in avanti sulla Libia
Poi la prima concessione ai desiderata della Lega. «Riformeremo il patto di stabilità interno introducendo meccanismi premiali per i Comuni virtuosi e punitivi per quelli che non lo sono». Ma sulla Libia nessuna fuga in avanti: qualsiasi decisione arriverà dopo il Consiglio supremo di difesa in programma il 6 luglio. «In quella sede sarà presentato un piano di contrazione dei costi e una graduale diminuzione dei nostri contingenti, ma tutto sarà realizzato in accordo con gli organismi internazionali». Certo Berlusconi dice di condividere «la preoccupazione di quanti temono il prolungarsi delle operazioni», ma non si spinge oltre limitandosi a ricordare che «la Nato ha fissato il termine per la conclusione della missione a settembre».

Richiesta di dimissioni fuori luogo, crisi al buio ora sarebbe sciagura
Il premier prova quindi a rassicurare gli alleati, l'amico Umberto in primis al quale riserva parole molto affettuose. «Hanno provato in tutti i modi a dividerci ma non ci sono riusciti e non ci riusciranno mai. ho ascoltato le parole di bossi a pontida, con la Lega c'è un'alleanza leale e solida». Il Cavaliere vuole mostrarsi sicuro e per questo rispedisce al mittente la richiesta di dimissioni avanzata dall'opposizione che bolla come «assolutamente fuori luogo». Quanto al rimpasto di governo, Berlusconi sottolinea che con le ultime nomine «il governo rimane comunque sotto la soglia raggiunta da altri esecutivi». E comunque, avverte il premier, «una crisi al buio ora sarebbe una sciagura per l'Italia e per la solidità finanziaria del Paese. Le agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione aspettano solo l'occasione per prendere quelle prede che mostrano segni di debolezza».

Avanti fino al 2013 per realizzare il programma
La prima parte dell'intervento del premier è quindi dedicata a difendersi dalle critiche di quanti hanno accusato la maggioranza di trasformismo. «Il 14 dicembre 2010 abbiamo scongiurato una manovra di palazzo» che avrebbe «dato vita a un governo contrario al voto popolare del 2008. La maggioranza ha retto alla sua prova più difficile» grazie anche al «supporto di nuovi parlamentari e siamo rimasti fedeli alla volontà degli elettori». Il premier ripete poi il refrain delle ultime settimane. «Io non lascio» e sottolinea che «le elezioni amministrative ci faranno riflettere ma non possono influire su prosieguo della legislatura». L'esecutivo andrà quindi avanti per realizzare le riforme che servono. «Eviteremo - aggiunge Berlusconi - di finire come altri governi dissanguati. Rivendico di aver messo al riparo i conti pubblici». Insomma, secondo il premier, se l'Italia non finirà come la Grecia è tutto merito dell'esecutivo.

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