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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2011 alle ore 20:23.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2011 alle ore 07:54.

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Van Rompuy e Barroso alla conferenza stampa dopo il raduno dell'Unione europea (AFP)Van Rompuy e Barroso alla conferenza stampa dopo il raduno dell'Unione europea (AFP)

La Casa Bianca plaude all'accordo europeo «ma servono altri passi»

dal nostro corrispondente Beda Romano
BRUXELLES – Il Consiglio europeo non è riuscito nella notte tra giovedì e venerdì a mettersi d'accordo su una riforma dei Trattati a 27, a causa di Londra che ha bloccato questa possibilità. I Paesi hanno quindi deciso un pacchetto di misure per rafforzare la disciplina sui conti pubblici che sarà oggetto di un accordo intergovernativo. Il nuovo trattato sarà firmato «in marzo se non prima», ha detto il presidente del Consiglio Ue Herman van Rompuy, confermando che «26 stati membri si sono dichiarati pronti ad aderire». Solo la Gran Bretagna resterebbe fuori.

A bloccare la soluzione a 27, richiesta a gran voce dalla Germania e promossa in questi mesi dalle autorità comunitarie, è stato il primo ministro inglese David Cameron, che ha posto delle condizioni per dare il suo benestare, condizioni che il presidente francese Nicolas Sarkozy ha definito «inaccettabili».

«Molto semplicemente – ha detto il leader francese – per accettare una riforma a 27 del Trattato, David Cameron ha chiesto ciò che abbiamo considerato inaccettabile: un protocollo per esonerare la Gran Bretagna dai regolamenti sui servizi finanziari. Inaccettabile anche perché parte dei problemi dell'Europa vengono da questo settore».

Il risultato è che i 17 Paesi della zona euro hanno deciso a questo punto di rafforzare la loro integrazione assieme ad altri sei stati membri dell'Unione disposti a seguire questa strada, abbandonando al loro destino chi è contrario. La nascita di un'Europa a due velocità rilancia l'unione monetaria, ma comporta nel contempo non pochi rischi.

«I 17 stati membri della zona euro più altri sei paesi dell'Unione metteranno a punto un accordo intergovernativo» per rafforzare la disciplina di bilancio, ha spiegato Van Rompuy durante la conferenza stampa all'alba (oltre alla Gran Bretagna, anche la Repubblica Ceca, l'Ungheria e la Svezia rimarranno fuori). A sorpresa, tuttavia, in tarda mattinata l'Ungheria del liberista Viktor Orban è tornata sui propri passi. Spetta al Parlamento «discutere e decidere» sulla questione, ha precisato Orban.

Gli Stati favorevoli a un accordo vogliono un maggiore automatismo delle sanzioni per i Paesi in deficit eccessivo (a meno di un'opposizione a maggioranza qualificata del consiglio). Inoltre, la regola del bilancio in pareggio verrà inserita nelle legislazioni nazionali. I paesi dovranno anche presentare i loro progetti di bilancio alla Commissione.

Se da un lato il risultato del vertice comporta il rafforzamento della zona euro, dall'altro complica il governo di una unione spaccata e provoca dubbi sul mordente del futuro accordo intergovernativo. Da un punto di vista giuridico, le istituzioni europee non possono avere compiti al di fuori dei Trattati. Bisognerà trovare alternative, ma saranno credibili per i mercati?

Su altri fronti, i paesi dell'Unione non sono riusciti a mettersi d'accordo né sull'idea di trasformare il fondo di stabilità Esm in "istituzione creditizia" (anche se verrà gestito dalla Banca centrale europea), né hanno promesso nel loro comunicato di mutualizzare gradualmente i debiti pubblici. Ambedue le scelte sono state bloccate dalla Germania.

In compenso i paesi dell'Unione aumenteranno le risorse del Fondo monetario internazionale di 200 miliardi di euro. Il denaro potrà essere usato per aiutare l'Europa a superare la crisi debitoria. Il direttore generale del Fondo Christine Lagarde ha precisato che l'operazione avverrà in tempi rapidi: 10 giorni.

«È un risultato molto buono per la zona euro: sarà la base per una maggiore disciplina nelle politiche economiche dei paesi membri», ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi. Proprio l'istituto monetario aveva chiesto la settimana scorsa un fiscal compact, un nuovo contratto di bilancio tra i paesi della zona euro.

In un discorso il banchiere aveva fatto capire che il proseguo e magari l'aumento degli acquisti di debito pubblico era condizionato a un rafforzamento della disciplina di bilancio. La speranza di molti è che la Bce continui a stabilizzare i mercati. Secondo il programma presentato oggi, i governi vogliono avere un accordo intergovernativo pronto entro marzo.

Quanto al presidente del Consiglio Mario Monti ha replicato a chi chiedeva se l'esito del vertice fosse sufficiente a raggiungere lo scopo del ssalvataggio dell'euro: «Può darsi che tutto questo non basti, ma non mi sembra un vertice dei fallimenti». Secondo Monti ora l'Eurozona è più credibile. Il vertice «ha preso decisioni di vasta portata che riguardano un quadro più rigoroso con una maggiore credibilità dei meccanismi di rispetto della disciplina di bilancio e la messa a disposizione di una potenza di fuoco degli strumenti anti-crisi per fronteggiare il contagio». Infine sulle scelte della Gran Bretagna. «L'Italia e io personalmente avremmo preferito una impostazione totalmente comunitaria con una modifica trattato che fosse a 27, questo non è stato possibile mi sono dedicato parecchio e questa notte per trovare mediazione tra Regno Unito e eurozona».

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