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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2012 alle ore 11:48.

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Christian Wulff (Ap)Christian Wulff (Ap)

Anche i primi della classe a volte sbagliano. Errori politici veniali che in altri paesi e ad altre latitudini sarebbero visti con pacata e distaccata indifferenza, nella terra di Martin Lutero che scomunicò indulgenze e condoni possono diventare un colpa grave agli occhi di un'opinione pubblica severa e niente affatto tenera con i suoi rappresentanti.

La bufera politico-mediatica è iniziata quando la Bild, il tabloid più diffuso e popolare di Germania, ha confermato di aver ricevuto una telefonata da un adirato Christian Wulff, 52 anni, poco prima della pubblicazione dell'articolo incriminato nel quale il quotidiano tedesco accusava il presidente della Repubblica federale di irregolarità riguardo a un finanziamento per l'acquisto di una casa. La vicenda risale a tre settimane fa. La Bild oggi, giornale di orientamento conservatore, conferma che Wulff tentò di contattare il direttore, Kai Diekmann, riguardo all'articolo che stava per essere pubblicato e mandato in edicola.

«Il presidente lasciò un lungo messaggio sulla segreteria telefonica del cellulare del direttore della Bild», scrive il quotidiano. Wulff era «seccato per l'indagine sul suo mutuo» e minacciò i giornalisti di una denuncia penale. La Bild riferisce inoltre che Wulff richiamò Diekmann due giorni dopo la prima telefonata, scusandosi per il tono e il contenuto del messaggio. Insomma aveva capito di aver fatto un passo falso. Proprio a seguito delle scuse, il tabloid tedesco decise di non rendere pubblica la compromettente telefonata di minacce di Wulff, decidendo di rivelarne la circostanza solamente dopo avere avviato una discussione tra i propri editorialisti.

Solo una bolla di sapone mediatica di un tabloid sempre a caccia di notizie urticanti e scoop clamorosi? Non proprio. L'opinione pubblica tedesca è sul sentiero di guerra: accetta sempre meno le politiche di mano tesa della Merkel e ha accettato a malincuore dieci anni di duri sacrifici dopo le riforme al generoso welfare e al mercato del lavoro volute dall'allora cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder con la famosa legge denominata Hartz IV, ma ora pretende politici al di sopra di ogni sospetto. Se una classe politica chiede sacrifici allora deve dare il buon esempio. Per prima. Sapere che il presidente della Repubblica federale abbia cercato di bloccare notizie compromettenti sulla sua figura e il suo operato privato non è piaciuto affatto. Anche secondo il quotidiano Sueddeutsche Zeitung, il presidente tedesco avrebbe minacciato il direttore del potente quotidiano Bild di rompere tutti i rapporti con il giornale se pubblicava l'articolo. Il giorno prima della pubblicazione, Wulff avrebbe telefonato al giornalista, mentre era in viaggio nei Paesi del Golfo e, non trovandolo, avrebbe lasciato un messaggio al vetriolo sulla sua segreteria.

Immediata la reazione da parte del presidente. Una sua portavoce ha detto che la libertà di stampa per Wulff «è un bene di grandissimo valore». «Quanto a degli incontri faccia-a-faccia o a delle conversazioni telefoniche, il presidente non fornisce per principio alcuna informazione», ha precisato, insistendo sulla «trasparenza» del capo dello Stato. Basterà? I commentatori non sembrano concordi. Dal 13 dicembre scorso, Wulff è nella bufera per un prestito vantaggioso avuto da una coppia di ricchi imprenditori. In particolare il presidente tedesco è accusato dalla Bild di avere «mentito» davanti al Parlamento regionale della Bassa Sassonia nel febbraio del 2010, a quattro mesi dalla sua elezione a capo di Stato, quando i Verdi gli chiesero se avesse delle relazioni economiche con l'imprenditore Egon Gerkens. Sarebbe dalla moglie di quest'ultimo, infatti, che Wulff ha ricevuto 500mila euro, soldi che insieme alla moglie Bettina ha utilizzato in seguito per acquistare una casa. Wulff al tempo negò e lo stesso ha fatto dopo la rivelazione della notizia.

Poco prima di Natale, il presidente conservatore alla fine si è scusato, ammettendo di non essere stato "rigoroso". Inoltre il presidente è anche sospettato da diversi media di aver ottenuto dalla banca regionale del Baden-Württemberg Bw (Baden-Württembergischen Bank) un prestito a condizioni vantaggiose grazie al ruolo da lui svolto per il riassetto della casa automobilistica Porsche nel 2009. I giornali scrivono di un possibile conflitto di interessi: Wulff all'epoca era capo del governo di Hannover e sedeva nel consiglio di amministrazione della Volkswagen, che fa parte del gruppo Porsche, e la Bw era la banca del costruttore automobilistico. Il solito intreccio tra mondo bancario e industria tedesca ma che questa volta avrebbe provocato un corto circuito politico che potrebbe costare caro a Wulff.

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